“Rock Therapy”, Massimo Cotto, recensione

rocktherapy.jpg

Le canzoni hanno smesso di guarire il mondo, ma sono a volte la miglior medicina per noi nel mondo.

Le parole di David Bowie rappresentano una piccola grande verità: le canzoni possiedono innegabilmente una spinta emotiva che, pur differente a seconda dei momenti della giornata in cui le ascoltiamo e (ovviamente) a seconda del nostro stato d’animo, riescono a curare ferite insanabili.

Parentesi Soggettiva

Soggettivamente parlando, posso tranquillamente affermare che… adoro svegliarmi con la calma dilatata dei Sigur Ros, ricaricarmi con gli Eximperituserqethhzebibšiptugakkathšulweliarzaxułum, sfogarmi con la rabbia degli Slayer, tuffarmi nella comfort zone con gli Iron Maiden o ancora curare l’emicrania con i Pink Floyd. Talvolta, proprio per questa mia trasversalità, le persone mi osservano come fossi uno psicotico, tra le altre cose in grado di ricordare specifici e assolutamente insignificanti momenti della vita accostati ad un brano o ad una band: gli Statuto legati al rischio di depressione amorosa, i The Band associati alle prima gite da bambino, i Coldplay ed Elvis abbracciati all’amore per la mia sposa, i Cannibal Corpse avvinti alla nascita di mia figlia.
Tutto, davvero tutto, nella mia vita è stato accompagnato dalla musica…
Chissà se anche per voi è stato così. Forse si, perché Leggendo Mr.Cotto ho capito di non essere solo!

La terapia del rock

Infatti, le mie sensazioni ed il mio approccio alla musica viene confermato dall’ormai mitologico Massimo Cotto nel suo godibilissimo Rock Therapy, opera in cui l’autore astigiano racconta in forma ironica (e parzialmente soggettiva) come la musica, qualunque essa sia a prescindere dal genere e dal tempo, possa essere di aiuto alle nostre piccole (in)felicità.
Rock Therapy, come afferma la voce di Virgin Radio, è nato senza prendersi troppo sul serio, spinto da un obiettivo chiaro: suggerire liberamente pillole di rock da inocularsi a seconda dei malesseri che il nostro corpo e la nostra mente subisce.

Piacevolmente narrativo, il libro edito da Marsilio Editore, si veste da ricettario musicale, in cui prescrizioni medicamentose giocano con il lettore attraverso un percorso trasversale posto sulla linea del tempo che parte dai primi anni venti sino alla contemporaneità. Un viaggio giocoso, definito da un tracciato continuo e divergente, modulato attraverso citazioni, narrazioni e riferimenti che trovano inevitabilmente nel vasto “Rock bazar” modi esplicativi e trattazioni diversificate. Storie ed intrecci spesso allineati non solo a rimandi espliciti alla settima arte, mediante riferimenti filmici che da Training Day giungono al Rocky horror passando dal mondo di Lawrence Kasdan, ma anche attraverso le surreali parole di Kafka e a melanconici rimandi passatisti.

Il libro, che consiglio vivamente come originale regalo natalizio, con snella agilità percorre inattesi sentieri che dall’ossimoro emozionale di Help!, dalla genesi di Nothing else Matter e Welcome to the Jungle, arrivando a sorprendere con i rimandi alla depressione di Mark Linkous, alla follia incontrollata di Sid Vicious e ai presagi di sventura legati alla “Luna rosa” di Nick Drake.
Insomma, un’opera che rappresenta con dinamica freschezza il suo autore, fonte inesauribile di un universo ricco di stelle: il rock nella sua accezione più ampia.