Richard Allen Rabbia skinhead

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Il rumore delle ossa rotte era un suono glorioso per la banda di Joe

Ci sono libri che alla lettura suonano proprio come un disco; i capitoli come tracce sonore e gli eventi narrati come partiture
Ci sono libri che hanno in sé uno sviluppo filmico già evidente e ci sono libri in cui è facile immergersi tra parole che nascono fluenti come note.

Un libro che sembra appartenere a tutte queste categorie diversificate è proprio Rabbia Skinhead_Racconti di vita londinese, interessante opera di James Moffatt, alias Richard Allen, classe 1922. L’autore anglo canadese scrisse questo romanzo breve nell’ormai lontano 1970, sfidato dalla casa editrice New Enghish Library, che spinse James a cambiare rotta dopo una serie di produzioni per l’infanzia… e quello che ne uscì dalla provocazione fu proprio Rabbia Skinhead

Il romanzo si apre come in un film di Ken Loach, nella Londra operaia, immersa nei primi sentori di OI music, tra Angelic Upstarts e the 4 Skins, per poi evolvere verso sviluppi narrativi tanto cari ad Irvine Welsh.
Una storia di impunita violenza, che ha come protagonista Joe Hawkins, adolescente rabbioso ed antisociale, che per certi versi sembra ricordare l’Alex di Burgess. La concezione dell’ultraviolenza, portata anche sul grande schermo da Kubrick, però non ricalca fedelmente gli sviluppi della narrazione, in quanto Alex nel suo mondo beneficiava del crimine in preda ad un edonismo incontrollato e fine a se stesso, mentre Joe, a mio avviso, sembra ricercare una via di uscita dal tunnel della solitudine e del disagio sociale, che inconsciamente rifiuta.

D’altro canto però è vero che il pub dell’East end sta alla banda di Joe come il Korova Milk Bar sta ai Drughi di Alex, come è vero e palese un parallelismo familiare che accomuna i due protagonisti.
Se però Alex si ritrovava a cantare Gene Kelly in Rabbia Skinhead si possono percepire i futuristici sentori del punk londinese e gli Who di Brixton.

Insomma un libro che anticipa Congratulation, come decine di altre opere, i cui autori, volenti o nolenti sembrano aver subito un positivo influsso narrativo.

Un libro che racconta di una degenerazione di un’importante sottocultura giovanile, tra risse ed anfibi, tra West ham e disagio, attraverso uno stile scrittorio piacevole e diretto.