Resurrextion – Elettro Sud
Il boom del rap italiano che ha portato più di un artista alla ribalta nazionale ha in parecchi casi purtroppo poco o nulla che fare con l’Hip-Hop. Le contaminazioni che hanno contraddistinto i successi recenti sono infatti solo frutto del desiderio di trasformare un prodotto di nicchia in uno di massa, tralasciando quindi non solo l’eventuale ricerca di nuovi suoni ma soprattutto la genuinità di una musica che forse più di ogni altra è semplice e diretta. Probabilmente questo è normale se si vogliono scalare le classifiche, testimoni ne sono i tanti artisti che nel tempo hanno lasciato immutato il loro stile, magari evolvendosi senza tradire le radici del sound, pagando però il prezzo, quindi rimanendo in quegli angoli bui che la verace industria musicale tricolore lascia all’Hip-Hop più crudo. Più rare e con risultati alterni invece le contaminazioni fatte con la sincera voglia di sperimentare. Uno degli esempi positivi più recenti è quello di Artificial Kid, progetto che univa il cyberpunk all’Hip-Hop con la preziosa collaborazione di Danno dei Colle Der Fomento. Con Elettro Sud, i Resurrextion si aggiungono a quest’esile lista, consapevoli dei rischi che un esordio del genere può comportare.
L’ensemble nasce nel napoletano e mette insieme i due rapper Jen One e Mansu con DJ Spider, e l’idea è quella di fondere le rime dirette e spesso dure, quasi esclusivamente in dialetto, con dei suoni prettamente elettronici, nel senso più ampio che questo termine può avere. Musica elettronica è infatti un’etichetta molto vaga, nel cui calderone possono essere inseriti capolavori della storia della musica, come l’intero filone del krautrock, alcuni esempi new wave, le novità di certo post-rock o bizzarre genialate riconducibili a Brian Eno e alle sue infinite collaborazioni. Ma possono esserci anche migliaia di zozzerie facilone create con l’unico scopo di martellare le orecchie dell’ascoltatore casuale e senza fare esempi, basti purtroppo sintonizzarsi su una rassegna delle attuali hit-parade europee per sorbirsi tristi miscele di pop sintetizzato privo di un qualsiasi senso artistico.
E’ giusto quindi analizzare con attenzione il lavoro di questo giovane trio per non cadere nel tranello di etichettarne troppo velocemente intenzioni e risultati. L’album si apre con Napoli Primo Round, pezzo che sembra ricondurre alle origini electro dell’Hip-Hop prima di sfociare in una sintetizzazione esasperata e volutamente assordante, il che ha come effetto collaterale quello di far passare in secondo piano la buona qualità delle rime ma che allo stesso tempo funge da aut-aut per l’ascoltatore: non sarà un disco di Hip-Hop classico e la parte elettronica sarà in netta evidenza. Più tranquilla e musicalmente più equilibrata la fredda e quasi kraftwerkiana Damme A Forz in cui l’ottimo contrasto tra suoni distaccati e versi intensi e disperati gioca a favore del risultato finale. Ascimme A Fora è una decisa virata verso suoni più malleabili, costituita da un dub-tempo alternato ad effetti spaziali spezzato da un refrain distorto in stile Zapp che, nonostante l’alto livello tecnico delle rime, dà al pezzo dei connotati decisamente danzerecci, tutto sommato piacevoli. Si viaggia invece ai confini della techno con Sonano E Vasule in cui la velocità sfrenata del ritmo fa affiorare i primi problemi di sincronia con le parti vocali che sembrano andare un po’ per conto loro, non perché non ce la facciano a tenere il tempo ma semplicemente perché sembrano aver poco a che fare con l’atmofsera del pezzo. I BPM scendono a livello terrestre in O Tengo e To Dongo che è una traccia sfacciatamente festaiola costruita rovistando nel dub e avvicinandosi ad uno stile Hip-Hop più canonico seppur invasa da un coro di gruppo molto mainstream. Coro che invece rovina la qualità di E Allora Penzace perchè esageratamente sintetizzato e fuori luogo nel ritmo basso del sound ambient del pezzo, che tra le altre cose presenta le migliori rime di tutto il disco.
La seconda parte dell’album sembra essere più asciutta e meno invasa da effetti e tastiere, come dimostrano pezzi quali Popolo Per Le Libertà (peccato per il ritornello un po’ scontato), Dalle N Faccia e ancora Statte Buono Fra, in cui batteria e rime serrate sono protagonisti più di tutto il resto. M.E.P.S.A. è la traccia più veloce dell’album, scanzonata e da ballare ma di pregevole livello tecnico, mentre Suonne Spezzate è più riflessiva, con beat contemplativo e ritmo contenuto in cui la discrezione delle tastiere gioca una parte positiva. Purtroppo c’è anche da registrare un brutto scadimento nel pop elettronico melodico da classifica in Io Non Lo So che tenta l’approccio con situazioni sentimentali lasciando (non a caso) molto spazio alla lingua nazionale lasciando spesso da parte il dialetto. Fortunatamente il brano finale E Mò Basta ridà il giusto peso ai versi dei due rapper, aggressivi, duri e senza compromessi nella traccia più classicamente Hip-Hop di tutto il lavoro.
Un lavoro che, esclusi pochi passi falsi, mette l’accento su un’elettronica di classe fatta di ricerca e di buone idee. Il connubio con il rap in alcuni casi è felice, in altri è più difficile da digerire, soprattutto vista l’ottima qualità delle rime presenti, che in alcuni casi fa venir voglia di ascoltare Jen One e Mansu rappare su suoni più strettamente legati alla loro cultura. Ma queste sono osservazioni marginali che non vogliono sminuire il buon insieme di Elettro Sud, un album che forse spiazzerà chi si aspetta sound canonici ma che sicuramente è fatto con passione e non è costruito per chi cerca cose esili o facili.