Red Shelter “Nothing more…nothing less”, recensione
Semplice e diretto.
Ecco gli elementi base dell’acido deossiribonucleico dei Red Shelter…band da non confondere con i quasi omoni Shelter Red; Attenzione(!)…questo nuovo (e convincente) Nothing more…nothing less, non arriva da Portland ma dall’Irpinia. Infatti, dietro all’oscurità illuminata della cover art si celano quattro anime fondamentalmente rock, pronte a mescolare con incisività melodia e intensità, qui osservata dalle alture di Cristiano Santini, ex voce dei Disciplinatha e produttore del disco licenziato dalla OverDub Recordings.
Dieci tracce reali, raccontate da riverberi classici e rimandi citazionistici, che inquadrano la band in confini labili, pronti a sfruttare sfumature diversificate e approcci sonici tutt’altro che rigidi.
Ad aprire l’immediatezza espressiva del disco è Alone, in cui rigurgiti cripto punk destabilizzano sentori surf e riff dominanti, tra back voice (a tratti invasivi) e giochi sonori disorientanti, tanto quanto il citazionismo musicale di Ok, la cui base ritmica riporta alla mente il Billy Idol di Dancing with myself.
Luigi Mic.Rec alle pelli appare sin da subito il reale valore aggiunto dell’ensemble, pronto a riordinare le linee delle intuizioni brit, riuscendo a pescare dall’immaginifico di Pulp e Smoking Popes. Non mancano poi spezie vintage che emergono in maniera accentuata in The night of stars che, con i suoi accordi aperti, mostra la linea di cantato pronta a cucirsi attorno all’andamento battente delle toniche. Il divertito outro alle tastiere lascia il posto agli spazi creativi di Kickin’up, distorta e non troppo lontana da un certo tipo di elettronica, qui pulita mediante sguardi brit.
Se poi con You never know la band sembra mancare il bersaglio, in Alive si prova (riuscendoci) su ritmiche più intimiste, mentre il drum set decide movimenti e direzioni che si aprono verso il mondo Oasis, senza mancare di personalità propria, proprio come dimostra il groove di What will you find, semplice e immediatamente comprensibile.
A chiudere il cerchio è l’interessante opera compositiva di Floating in my mind, in cui un ridondante riff si avventura su sonorità di richiamo e giochi in riverbero, che mostrano un ottima collocazione tra stop and go e interpretazioni dagli confini estesi.
Tracklist:
Alone
Ok
The Night of Stars
A Little Closer
Just a Game
Kickin’ Up
Alive
You Never Know
What Will You Find?
Floating in My Mind