0039Recensione dell’album Cicciput
Rieccoci qui, a parlare di quel fenomeno goliardico che fa capo a un nome, Elio e le storie tese. Il loro ultimo lavoro/fatica, Cicciput ovvero l’angelo dei soldi che i nostri eroi consigliano caldamente di pregare dalle 21 di sera per ottenere i benefici sperati.
E’ un po’ di tempo che ascolto questo cd, e mi sorprendo sempre nello scoprire come Elio e le storie tese riescano a essere sempre sé stessi non cadendo mai nella noia. Mi sorprendo a notare come riescano a farci ridere delle nostre debolezze, della nostra difficoltà di vivere, dei nostri tic. In pratica fanno un pacco di soldi alla faccia nostra :-))). La loro Terra dei cachi è rimasta memorabile, descrivendo in una canzone demenziale uno spaccato della nostra Italia che nemmeno mille canzoni avevano descritto così bene. Si vestono dei colori dell’ironia per farci notare che la nostra è una realtà fatta di estremi, di falsi buonismi e ipocrisia. Il bello è che ci fanno sempre divertire, sono così bravi da non provocare la nostra ira quando ci prendono in giro o ci ridicolizzano, mah potenza della musica.
Del gruppo dal vivo ricordo un bellissimo concerto tenuto ad Ascoli Piceno molto tempo fa, un concerto in cui l’Italia dei cachi (impersonata dalle autorità) gli intimò di non cantare canzoni come Cara ti amo o Cassonetto differenziato per il frutto del peccato. Di quella serata ricordo un gruppo di musicisti bravi e non arruffati, un cantante con un’estensione vocale che i testi delle sue canzoni a volte mette in secondo piano e tanto divertimento.
Elio e le storie tese ormai ci accompagnano da più di un decennio, e sono ormadi più di 5/6 i dischi che hanno pubblicato, ma hanno ancora fonti di ispirazioni? Sono ancora loro o si sono persi? Le domande sono d’obbligo come le risposte, sono ancora loro, stanno ancora l’ì a guardare con occhio attento e con vena ironica la nostra realtà e hanno pubblicato nuovamente un cd dalla due facce, una ironica e l’altra amara come poche.
Elio e le storie tese riescono a mettermi in difficoltà come pochi, devo parlare di La follia della donna, della sua critica sull’umanissima mania che hanno le donne e che le spinge a comprare vagonate di scarpe? Devo parlare di Cani e padroni di cani dove povere scarpe da ginnastica nuove fiammanti vengono regolarmente inzaccherate di cacca di cane e del bastoncino dei ghiaccioli che usiamo per ripulirle? Povero bastoncino ferito nell’orgoglio, obbligato a un lavoro indegno e a lui estraneo, ma pensandoci bene che colpa ne ha lui se noi padroni di cani non puliamo i marciapiedi?
Una piccola perla è Gimmi I. che narra di Gimmi “il pedofilo” che fa una brutta fine solo perché il suo cognome è “il pedofilo”, liciato dalla folla che lo scambia per un pedofilo solo perché si chiama così, e di tutti quelli che come lui hanno la sfortuna di essere “diversi”, figli di un cognome pericoloso che spinge le masse a fare giustizia sommaria. Ma è vita questa pare domandarsi Gimmi “il pedofilo”, è possibile aggiungo io parlare dei nostri pregiudizi in modo così schietto e lucido senza apparentemente dare nell’occhio?
Budy giampy invece inaspettatamente parla di una questione che da sempre divide l’opinione pubblica quello cioè della pena di morte. Non mi dilungo oltre perché vi consiglio caldamente di ascoltare questo cd che in un modo o in un altro vi renderà la giornata meno “nera”.
Unica nota un pochino scontata è Shpalman che ricorda molto Supergiovane una loro vecchia canzone.
In conclusione un cd che non fa rimpiangere assolutamente i vecchi album di Elio, anche se con il passare del tempo ci ritroviamo assuefatti a questo modo di far musica e satira. Voi se lo “incontrate” in un negozio ascoltatelo e magari fatemi sapere se avete avuto le stesse mie impressioni.