R11 “Waschmaschine”, recensione
Waschmaschine è l’esperienza patafisica di un gruppo pseudo-jazz, già centrifugato con detersivo math funky e sballottato da poliritmia asimmetriche.
Si chiamano frasi R, e sino a qualche tempo addietro rappresentavano convenzioni atte a descrivere i rischi per la salute connessi al mondo delle sostanze chimiche. Nello specifico R11 indicava il concetto di facilmente infiammabile, proprio come gli animi inventivi e folli di questo curioso ensemble, nato sotto il monicker di Round Eleven. Una triade autoriale responsabile di intrecci sonori, in grado di arricchire una vastità emozionale e stilistica dagli ampi orizzonti.
Un viatico pronto a definire un meltin pot sonoro di math-rock, psichedelia, post e rock, al servizio di un viaggio allucinante ed allucinato, che inizia tra gli spazi liberi di 106, in cui armonie catchy conciliano con gli ardori comunicativi, pronti all’incontro di ideali sonori, privi di confini e non distanti da sensazione noise & jazz.
Complice la sezione ritmica, l’incipit ritrova nella sua ridondanza un’accorta e profonda narrazione, resa viva e pulsante dall’ottima Waschmaschine. Le basse note, cicliche ed ipnotiche, rendono al meglio un approccio metaforico ed insano, mentre la struttura recitata, pur e uscendo dai canoni inusuali, riesce a raccontare poliritmie edulcorate, intercalate tra riffing dagli impianti prog e andamenti pseudo funky, che ricordano i deliri espressivi di Navarro in One hot minute. Gli echi ed i riverberi trovano poi spessore nell’atmosfera fortemente jazz di Le commissarie, atto liberatorio, orientato a strutturare un’elettronica dal sapore vintage, la cui anima torna tra le note di chiusura di Fame, piacevole viaggio tra gli sguardi psycho-jazz. Se poi con Boagas s’intrecciano rimandi samba, è con Black Rondò che emergono i sentori pinkfloydiani, già presenti nella prima parte del disco, in cui il viaggio di note sembra volersi inerpicare verso il calore analogico del proprio ego.
A chiudere il disco sono, infine, le giocose ironie di Zen e l’atmosfera emozionale di Show. F, le cui note restituiscono il proprio calore strutturandosi attorno alle intuizioni calmierati ed atmosferiche, ben bilanciate tra sensazioni elettroniche e psichedelic, in un turbine di follie espressive, ben rappresentate da un tanto curioso quanto surreale booklet.