Psycho Kinder L’incomunicabile/L’estasi, recensione
Il termine autarchia si riferisce ad un’impostazione d’autosufficienza atta a chiudere il proprio ego politico all’interno di barriere senza frontiere. Oggi, se escludiamo qualche insano tentativo asiatico, l’utopia del selfgovernment sembra essere ormai superata. Però, ancora c’è chi (provocatoriamente) si mostra pronto a definire un’ulteriore analisi filosofica degli anfratti sociologici del nostro passato. Tra questi ritroviamo i Psycho Kinder, combo marchigiano dietro al cui marchio si cela Alessandro Camilletti, voce della poliedrica creatura cripto post punk, abile nel mescolare un ragionato nichilismo volto all’aberrazione contemporanea.
Le sonorità di questo nuovissimo L’inconmunicabile/l’estasi riflettono parzialmente l’auto definizione di canzone autarchica che, volente o nolente si affaccia su di un distorto futurismo intercalato sui fili sottili di un anima CCCP. Un curioso impianto narrativo vicino all’arte spoken, realizzato (guarda il caso) dalla Fabriziotesta Produzioni; un ottimo single metaforizzato in un (non) 45 giri, da cui erompe una poetica accorta, le cui tinte forti si vestono di malessere ed ansietà. Un aurea nereggiante che per certi versi ricorda il manierismo Joy Division, grazie anche ad un uso ponderato della bassline, che arriva ad appoggiarsi su di un percorso vocale inevitabilmente similare al mondo degli Offlaga Disco Pax.
Il lato A del disco, occupato da L’icomunicabile, si apre con un coinvolgente riff che, con il suo vitale battito strappato, ci invita in un mondo ipnotico, distorto da sensazioni noise, pronte a mutare verso un approccio emotivo vicino al primo Lindo Ferretti. La tematica della mancanza di dialogo apre un piccolo gioco in fade out, atto ad invitarci al side b, in cui una spezia minimale si abbraccia ad una metodica ridondanza in background, pronta ad accrescere la propria intrinseca esistenza attraverso una sorta di onirico ambient. La delicatezza espressiva collima poi con lo sdoppiamento vocale e con il supporto reprise di alcuni estratti, che ci avvicinano allo sciame di note conclusive.
Insomma…un singolo visionario, coraggioso e ben costruito nel tentativo di restituire un prodotto meno elitario di quello che si può pensare.