Petrolio “L+Esistenze”, recensione
Entrare nel mondo della Dischi Bervisti è da sempre un viaggio straordinario. Nelle ardite proposte musicali della label ritrovo, da sempre, il coraggio e l’arte surrealistica del primo Bunuel, la visionarietà delle epifanie di Antonioni e l’ispirazione lisergica e folle di Syd Barrett. Così è se vi pare, ma sappiate che privarvi di ipnagogiche immagini come quelle inquiete di La maladie Connue, sarebbe molto superficiale da parte vostra. Non spogliatevi della possibilità di viaggiare con la mente, perché ha del raro ciò che propone Enrico Cerrato, deus ex machina di un progetto visionario quanto la sua coverart. Infatti, l’espressività a tratti distopica (Fish fet) sembra voler magnetizzare istinti electro e polveri noise, perfettamente integrate con un’indole allucinata e paranoica (L’eterno non è per sempre).
L’album, coprodotto assieme a Audiotrauma, Dio Drone, Dreamingorilla Records, È un brutto posto dove vivere e Toten Schwan Records, è definito dalla compartecipazione di musicisti incredibili come Jochen Arbeit (Einsturzende Neubauten), Sigillum S, MaiMaiMai, N Ran, Aidan Baker e Fabrizio Modonese Palumbo, che hanno voluto e potuto portare il proprio istinto ispirato all’interno di composizioni spinte agli estremi di mondi lontani, proprio come accade tra gli spoken word di Ceralacca e Seta.
L’inquieta realtà di Aidan emerge dalle sonorità estese e orrorifiche di Heiling Van Slut, trattato sonoro in grado di deformare tempo e spazio in favore di note aguzze e ciclotimiche, proprio come accade tra le righe distorte di Out The Moon, granulare ed impolverata visione eterea. Ma a dare termine al nereggiante petrolio sono i suoni futuristici di Ojos Eyes and L’ecoute, orizzonte deformato di tossica visività progressiva, e l’oscura misantropica Vuoto a Perdre che, attraverso i suoi reiterati singulti, evidenzia ancora una volta l’anima di un progetto che racconta attraverso spigoli e risolutezza.