Pascal “Borderline”, recensione ed intervista

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Il concetto di borderline in ambito psicologico indica una sottile linea di confine che definisce il soggetto come disturbato sia dal punto di vista emotivo che comportamentale. Una sorta di limbo tra la normalità e la schizofrenia, che porta chi ne è affetto ad una disgregazione emozionale, qui metaforizzata con attenzione nel debut self product di Pascal, rocker di vecchio stampo dedito ad una musicalità attinente al Vasco del decennio ’85-’95.

La ciclotimia comportamentale sembra trovare linfa tra le partiture di un disco che, pur non promuovendo né particolari novità, né sperimentazioni audaci, riesce ad inquadrare il mondo rocker in maniera concreta, attraverso dieci tracce dalle alterne fortune, pronte a raccontare il mondo dell’autore valdostano. L’amore e la convinzione di Pascal verso la musica appare l’argano motore di un progetto che, tra paure ed energie, sembra voler andare oltre al dicotomico atteggiamento borderline, avvicinandosi a cliché cinematografici di una gioventù bruciata dalle emozioni. Infatti, il passaggio stilistico che caratterizza il viaggio tra le canzoni supera le limitazioni ipotizzabili ad inizio sentiero, riscendo a stabilire un percorso vario e, se pur non sempre a fuoco, in grado di raccogliere note divergenti, figlie di quello che l’autore definisce interpretazione di se stesso. Una strutturazione di un ego artistico istintuale e promettente, soprattutto nei circuiti legati al classic rock di stampo italiano.

Il viaggio tra le note ha inizio con Non mi risparmierò il cui bacchettio sui bordi delle pelli spinge uno spazio autobiografico verso una voce soffusa, ispirata ad un vascorossiano approccio, pronto ad implodere verso un power pop dal riff cripto punk. Una batteria genuina, scarna e lo fi che evidenzia arrangiamenti perfettibili, ma piacevolmente sporchi come quelli dell’ammiccante ironia citazionista che emerge da Tua. L’ aria funky-vintage offre qui uno spazio ad un piccolo assolo fagocitato dal ritmo sincopato, pronto a muoversi in preda al groove che trasporta la partitura. Se poi con Ciao come stai arriviamo alla fine degli anni ’80, melanconie velate si ergono dalla titletrack, pronte a tornare al sapore vintage con Mama… I’m back home , in cui la disillusione affronta la semplicità compositiva, derivante da un percorso diretto che l’autore vuole donare agli ascoltatori. Con Miss Americana e L’unica verità troviamo invece tracce meno a fuoco, che l’autore (ri)orienta attraverso la conclusiva Miodio, da cui fuoriesce un inatteso stampo cantautorale nelle sue sonorità (quasi) nomadi.

Un debut che inevitabilmente contiene sbavature e piccoli errori di valutazione come la scelta di una work art che a differenza della sua quarta, indirizza l’acquirente verso un potenzialmente erroneo territorio, dal quale potrebbero essere elusi parte di un potenziale target…ma d’altro canto si sa che l’abito non fa il monaco.

Tracklist dell’album

1 Non Mi Risparmierò
2 Tua
3 Ciao, Come Stai
4 Mama… I’m back home
5 Borderline
6 L’unica Verità
7 Miss Americana
8 È Una Favola
9 Per Una Come Te
10 Miodio

Intervista a Pascal

1) Come di consueto le mie interviste bonsai iniziano chiedendo lumi sulla scelta del nome…anche se (forse) nel tuo caso potrebbe essere una domanda inutile… Nel momento in cui hai dovuto decidere quale monicker adottare, come sei ricaduto su Pascal? Hai avuto dubbi e valutato alternative?
Non ho avuto dubbi e quindi non ho valutato altre possibilità..Pascal è il mio cognome, è corto..facile da ricordare, suona bene…e mi piace..

2) Ascoltando il tuo debut sembra palesarsi un amore per la musica piuttosto marcato. Come nasce Pascal musicista?

Da piccolo ascoltavo già tanta musica e capivo che c’era qualcosa che mi attraeva…ma non capivo bene cosa…so solo che ascoltavo la radio e quando le canzoni mi piacevano mi migliorava l’umore.La cosa buona è che mi succede ancora oggi.
In ogni caso, pur componendo le mie canzoni, più che musicista mi definirei “interprete di me stesso”…un artista che scrive le sue cose..

3) Nello sviluppo della recensione ho parlato di parallelismi con in rock italico di stampo classico, arrivando a parlare di sentori musicali vicini al Vasco degli anni ’90. Questo parallelismo è vissuto da te come motivo di orgoglio o fastidio?

Il parallelismo cui fai riferimento, così come tutti i paragoni tra artisti, sono parte del meccanismo e del gioco. Vanno quindi accettati; nel mio caso mi sembra che tu mi accosti a cantautori di valore, peraltro collocati da te nei momenti di massimo splendore della rispettiva carriera ( anni ’90 )…
Vivo la cosa con serenità, con la consapevolezza di avere una mia personalità artistica ed anche buoni margini di miglioramento..

4) Al di là dei paragoni, trovo che molti brani della tracklist, anche se perfettibili, abbiano un’interessante cura di postproduzione, quali possono essere i margini di miglioramento?

Devo dirti che “Borderline” è uscito così perché così lo volevo io. Un disco diretto, senza fronzoli e non troppo basato su arrangiamenti esasperati.
Un disco genuino e sincero con al centro le canzoni nella loro semplicità.

Tuttavia, mi auguro che attraverso un mio personale miglioramento, anche come uomo, possa trarne un beneficio anche la mia musica..

5) Quali sono le tue influenze musicali?

Le mie influenze non tengono conto dei generi musicali; infatti ascolto e mi lascio emozionare da molti artisti. Amo i Beatles, i Queen, Michael Jackson, Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Skunk Anansie, così come amo il soul di Sam Cooke e tra i “nostri” italiani Lucio Battisti su tutti.

6) Il fatto di essere nativo della Valle ha comportato difficoltà e limiti?

La Valle d’Aosta è una piccola realtà. Ti direi che una delle difficoltà potrebbe essere la distanza dalle grandi città…ma è anche vero che siamo vicini alla Francia e alla Svizzera.
Mettiamola così… forse il fatto di provenire da una piccola regione, che fa poco più degli abitanti di una qualsiasi grande via di una qualsiasi metropoli, mette anche un po’ di simpatia …oppure no?

7) Dai tuoi testi sembra uscire un lato autobiografico. Realtà o finzione?

Realtà…e la realtà alle volte supera la fantasia (e quindi anche la finzione.) Scrivo sempre di cose che ho vissuto, che vivo e che vorrei vivere.

8) Quanto è difficile emergere dalla marea di proposte ? Quali sono le tecniche di marketing che possono essere d’aiuto ad artisti emergenti come Pascal?

Emergere è davvero difficile..specie in un Paese come il nostro…spiace dirlo ma è così!
La discografia è ferma e pressoché inesistente, si appoggia a format televisivi e sfrutta la voglia di emergere dei più giovani.
Chi vuole fare musica deve fare tutto da solo o quasi. Io ad esempio ho dovuto fare tutto con le mie forze e come me chissà quanti altri!
Le radio “importanti” non ti passano i pezzi…il semaforo è sempre rosso e nessuno ti sa spiegare il perché, è un mercato che si genera dal suo interno.
Gli artisti affermati dovrebbero fare di più per fare emergere le nuove realtà, ma si beano di ciò che hanno e non vanno oltre.
Le tecniche di marketing, credimi, non saprei indicartele. Per quel che mi riguarda la cosa migliore da fare è cercare di scrivere delle belle canzoni.

9) Quanto conta il web in questo?

Il web è importante, o meglio, può diventare importante, ma alla base comunque ci deve essere della buona musica.

10) Come ti poni nei confronti della musica in Mp3?

Bisogna adattarsi ai cambiamenti ed alle nuove tecnologie, quindi mi adeguo; infatti il mio album è disponibile anche su I.Tunes, però ti confesso che quando esce il disco di una band o di un artista che mi piace io lo vado ancora a comprare in un negozio cd.

11) Una critica che porto al tuo disco è quella riferita al lavoro di cover art, che, senza peli sulla lingua, trovo poco accattivante e un poco fuori tempo. Cosa mi puoi dire in merito alla mia brutale sincerità?

Intanto la sincerità non è mai così brutale..e quindi 1 a 0 per te..!.. 🙂 .. in ogni caso ti dirò che essere un po’ fuori da “questo tempo” non è che mi dispiaccia troppo…anzi.. mi fa tirare il fiato… 🙂