OvO
“Vae Victis” rappresenta il tipico prodotto difficilmente reperibile nel circuito della musica conforme alle regole di mercato, probabilmente a causa della sua originale energia d’impatto. D’altra parte però, è anche vero che spesso la vera musica esiste al di fuori della top 10 e dei veicoli usuali di commercializzazione.
Bar La Muerte, etichetta indipendente del milanese, ha adottato come filosofia proprio quella di dare spazio ad un sound insolito, sperimentale e talvolta bizzarro. Headliners di questo tipo di proposta artistica sono gli OvO, giovane duo formato da Stefania Pedretti, proveniente dalle brave Allun, e Bruno Dorella, collaboratore di Bugo, uno dei più sottovalutati geni della musica alternativa italiana.
Arricchito dall’esperienza con Lava e Daniele Brusaschetto, Bruno sembra dare, insieme a Stefania, una pazzoide sferzata alla banalità musicale, tediosamente proposta dai networks nazionali.
Con il loro lavoro, arrivano ad un iper ecletticismo, un insieme di grindcore e free jazz di non facile ascolto. Nel brano d’apertura “Bufera di Neve” e nell’inquieta “Nema Problema”, la band riesce a dare l’immediata idea di chi siano gli OvO: caos e umorismo controllato. Il sound proposto è duro e spesso dominato dalla batteria trash-core di capoccia e da una voce dilaniata di Stefania, a cui fanno da contorno un’insieme infinito di suoni distorti, che sembrano usciti da un cult-movie horror degli anni ’70.
Il disco del gruppo milanese ricorda tratti gli albori del grindcore di Mick Harris, tanto è vero che brani come “Uru Uru”, “Maman”, “ Villa amalias” e “ “Taksin” sono esempi felicissimi di grind old style, pochissimi energici secondi che riportano alla mente i primi lavori dei Napalm Death, padri di questo genere estremo.
I pezzi migliori sono probabilmente “ Mare nero” e la traccia conclusiva “ Nel bel mezzo del cortile dell’ex carcere femminile”. Quest’ultimo regala un tocco di folle genialità che rende ancor più accattivante un prodotto ricercato ed eclettico. Il brano riesce a creare , grazie anche allo strampalato titolo, una serie infinita di immagini travagliate e claustrofobiche, tipiche del noise suonato dalla band. “Mare nero” ha invece in sé un’anima diversa, ma non meno eccessiva di altre tracks; il sax atmosferico di Jacopo si incontra con i metodici accordi della chitarra che sorvola il ricordo di antichi suoni della ludica infanzia, mentre la voce di Stefania funge da elemento rumorista in funzione della musica.
Gli Ovo alla luce di una attenta analisi, appaiono come un chiaro esempio di improvvisazione musicale, lontana dall’easy-listening. Una scelta musicale e stilistica che si rispecchia anche nel tratto grafico usato da Stefania per la cover del cd, macabri tratteggi neri, semplici ed inquietanti figure ralizzate su sfondo rosso fuoco.