Operaja Criminale “Roma, guanti e argento”, recensione
Siate pronti a infangare le vostre menti con quel tipico sapore indipendente della scena nostrana, lasciando boriose attese fuori dalla soglia di Roma, guanti, argento , full leght dal titolo sospettosamente futurista, ma che con il movimento artistico caro al nero ventennio davvero poco ha a che fare.
Come si legge tra le pagine del sottostimato mondo myspace, l’ensemble Operaja rappresenta un laboratorio ideologico musicale,contrazioni sonore, musica catartica di buon (r)umore, nuova fumata bianca sporca sangue. Un opificio di note sperimentali che diverge dall’estremità rumorista di Ovo e realtà Phonometak, in quanto pur alla ricerca del concetto di nuovo, il duo Andrea Ruggiero- Matteo Scannicchio promuove musica armonica e parole che sembrano a tratti rubate agli ideali visivi di Lumet.
Roma, guanti, argento . rappresenta un esordio atteso da tempo, in cui ritroviamo al timone della produzione Giorgio Canali, che per molti rappresenterà già di per sè un ottimo biglietto da visita. Il disco, impreziosito dalla registrazione in presa diretta presso i Chichoi Studio di Bassano del Grappa, approda alle orecchie dei molti, grazie a Psicolabel, Lunatik e alla sapiente ed accorta distribuzione della Audioglobe.
Ad aprire lo sguardo sulla città di Giovanni Simoncelli è l’acronimo E.C.G., traccia accompagnata da un curioso videoclip, in cui un Giorgio Canali-Deafoe ed un surreale Carlo Luca De Ruggeri concedono la loro verve recitativa ad una traccia lineare, in cui la chitarra si offre in primo piano, parallelamente ai movimenti di Matteo Scanicchio, la cui voce insegue i metaforici passaggi noir, immersa in quella sensazione di attesa, che sembra ricreare un pathos misterioso appoggiato su un buon riff e su alcuni accenni rumoristici di sfondo, tra pulizia vocale e distorsione funzionale.
A concretizzare poi al meglio un accorto effluvio di suoni è L’ordine naturale, in cui la batteria invasiva e ipnotica, si unisce prima ad un accenno di tastiera e poi a sonorità diversificate, abbracciate attorno all’elica del suo dna. Suoni straniti ma mai eccessivi, cedono il passo in un continuo ritorno vorticoso all’idea di partenza. Un rock sporco e al di fuori dell’atteso, come la chiusura perfetta e travolgente della track, che ci fa assaporare il rock nelle sue viscere, per chiudere con una litania da filastrocca sociale che ben si amalgama alla seguente La routine dei guanti.
Con Grave i ritmi poi si placano attorno ad in intimismo sospettoso, figlio di un cantautorato visionario ed alternativo, che in questa occasione, forte di un diluito e kuntziano riff , offre un esponenziale e climatica crescita, mentre la voce filtrata, infreddolita e direzionale si ritrova fagocitata dalle immagini industriali di città morenti e metaforizzate.
Attraverso tempistiche e modalità taciturne ed elaborazioni verso mondi in cui Dio è un astronauta , si a arriva di li a poco in Torino, anima post che si fonde e confonde ad un velato noise, da cui si ergono rappresentazioni sonore cariche e convincenti.
Se però la traccia dedicata alla mole appare eccellente anche grazie al suo outro musicalmente evolutivo, meno convincenti sembrano essere alcuni passaggi di Fine Marzo , che pur dando spazio a sonorità vintage, si assesta su un movimento meno creativo e banalizzato dal chorus.
Non mancano poi sviluppi post punk-wave nella scoordinata narrazione di Tremore#3, come non scarseggiano estensioni cantautoriali di Tremore #2, capaci di adeguare ai tempi le idee che fioriscono in un’ottimale esplosione di suoni, che ci travolge sino alla chiusura de La mia città è morta, piacevole gioco finale formulato su arie festanti e oltrefrontiera. Track chiarificatrice, atta a dimostrare che i punti deboli di questo disco sono davvero pochi, grazie all’estro musicale del gruppo, agli arrangiamenti perfetti e in parte grazie anche alle preziose partecipazioni di Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explotion), Giorgio Maria Condemi (Poppy’s Portrait – Spiritual Front) e alla magnifica Ilenia Volpe, che ha prestato la sua voce assieme alla dottrina del mitologico Canali.
TRACKLIST:
“E.C.G.”
“L’ordine naturale delle cose”
“La routine dei guanti”
“Grave”
“Torino”
“Fine marzo”
“Tremore #3”
“Milano”
“Tremore #2”
“La mia città è morta”