On/Off Man “Giant backsteps”. recensione

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Si chiamano On/off Man, arrivano da Bologna e offrono con il loro esordio discografico una narrazione strumentale in grado di mescolare rock, alternative, prog ed elettronica, senza dimenticare numerose spezie sonore che sembrano non avere e non volere confini. A marchiarne l’uscita è Area Sonica, interessante label che, non solo si occupa di produzione vera e propria, ma che definisce una distribuzione attenta e al passo con il difficile oggi.

Il viaggio nella dicotomia filosofica della band inizia tra le pieghe dell’etichetta emiliana, attraverso le note di un quartetto tecnicamente audace, spinto da approcci polistrumentali in grado di ritrovare un buon punto mediano tra abilità ed innovazione, arrivando ad un disco che offre un ottimo groove e una buona inventiva, donando all’ascolto l’idea di racchiudere in sé una ragionata dose di ambizione. Infatti, il disco è ben rappresentato dall’allegoria geometrica del booklet, che sembra offrire piccoli racconti nuvolari, i cui cambi di direzione rappresentano croce e delizia di questi passi da gigante.

I rimandi alle sonorità della Dromomania sembrano maturare dai primi step di Knox, di certo traccia meno spigolosa rispetto all’arte de Le Scimmie, grazie ad un accorto approccio altronico e a sensazioni progressive pronte a diversificare (a tratti sin troppo) il percorso sonoro. Le metodologie espositive attraversano il basso di The core, pronto ad abbracciarsi ad un composto rumorismo elettronico e a disorientati riff Heavy-prog, spesso appoggiati su filtraggi sonoro, qui ottimizzati nel tentativo di mascherare la pulizia del suono. La caratteristica ridondanza acustica è poi talvolta tagliata da sguardi differenti ben solidi sulle pelli, proprio come dimostra la convincente Nightmare knockers, all’interno della quale un incavo sonoro si svuota delle sue note in favore di un guitar solo d’impatto.

Tra le tracce più risucite possiamo annoverare A virtual card for you, la cui anima post rock evolve e viaggia su di una partitura che, attraverso suoni electronoise, racconta un suond alternativo, ideale per un ascolto attentivo delle sensazioni inquiete ed inattese.

Un disco dalle poche sbavature, capace di osare (tra space e tribal) forme espressive sperimentali ed originali, che però lasciano un unico neo, quello di voler racchiudere molte idee in limitati spazi.