Nheap – Skymotion, recensione.
Una premessa ci sembra d’obbligo, prima di tentare di descrivere le sensazioni che questo Skymotion ci ha regalato: di fronte ad un disco strumentale ci si trova, a nostro avviso, un po’disorientati.
Da una parte, mancano punti di riferimento su ciò che l’autore intenda, o meno, trasmettere (un po’da bussola può fungere qualche titolo del brano, ma spesso può risultare fuorviante o addirittura inutile…come nel caso evidente di “Hldrr”), dall’altra ci si sente totalmente liberi di sprigionare la propria fantasia. L’orecchio tende a collegarsi direttamente col cuore e con la mente, muovendo rispettivamente due leve: quella del mood (quindi del nostro stato umorale) e quella della capacità di elaborare immagini da associare a quei suoni e a quelle note (potremmo definirli con un gioco di parole “mind soundscapes”).
Alla luce di quanto ora affermato, riteniamo che quest’album necessiti il giusto momento ed il luogo più adatto dove essere gustato, soprattutto per la sua tendenza ad avvolgere e coinvolgere lo spirito, senza limitarsi a farsi semplicemente ascoltare. Noi suggeriremmo un bel sofà, immersi possibilmente in una suggestiva penombra, supportati da grandi cuffie ad alta fedeltà, per non perderne le a volte sottili sfumature.
A livello strumentale si tratta essenzialmente di elettronica di gran classe e con più o meno velati sprazzi di ambient/jazz.
Volendo segnalare agli episodi più intriganti, evidenziamo soprattutto l’orientaleggiante “Aphelion”, che potrebbe facilmente essere stata plasmata da quel genio di Sakamoto, e “Gravitational assist” che col suo incedere sicuro e deciso suona ariosa e poppeggiante (un’eccezione rispetto al contorno decisamente meno accessibile).
I grilli e le cicale, con cui apre e chiude “Gone”, tenderebbero a dirgerci verso spazi sconfinati, simili a quelli della cover art, ma ben presto ci si imbatte in ben più tenebrosi posti che sanno ora di fantasmi (sfarfallii sintetizzati evocano piacevolmente proprio il Sylvian di “Ghosts”), ora di città deserte al tramonto. A nostro avviso, soprattutto con la parte finale, vince agevolmente il premio di pezzo più “misterioso” dell’intero cd.
Dark ai massimi livelli anche “Traslucent” (con un crescendo quasi inquietante) e la finale “ad (Moher)”, la quale si troverebbe comoda in qualche soundtrack di film di fantascienza.
Detto delle “mind visions”, vi lasciamo volentieri con i referti del cuore: Skymotion è un disco che può aiutare a riflettere (loop e guitar noise di “Searching for the way” svolgono al meglio tale funzione), o magari a concentrarsi, ma forse proprio per questo andrebbe evitato qualora foste un po’ giù di umore…rischierebbe probabilmente di peggiorar le cose.