Neek The Exotic – Still On The Hustle recensione.
L’Hip-Hop è nato nel Bronx e si è poi sviluppato diffondendosi in tutto il mondo, acquisendo, nelle sue forme più genuine, le caratteristiche dei diversi luoghi, dal sound rilassato della California più calda a quello country degli stati del Sud americano, fino ad arrivare alle sorprendenti sfaccettature europeee. Questa identificazione col territorio è forte e fondamentale, lo diventa ancora di più se si va ad analizzare nell’ambito della stessa città, ovviamente New York City, ancora oggi la più grossa ed importante fucina di rappers e deejays nel mondo. Nella Grande Mela infatti, ogni quartiere ha il suo stile ed i suoi eroi e le sfide, nei parchi ed anche in vinile, lo testimoniano. Ma se c’è un borough che più degli altri si contraddistingue per il marchio dei suoi mc’s, quello è certamente il Queens. Dai pionieri Run DMC ed LL Cool J, passando per figure mitiche come Kool G. Rap o MC Shan o ai degni eredi Nas e Mobb Deep, il quartiere degli aeroporti è da sempre culla di poeti urbani che interpretano con inconfondibile intensità le vicende di strada, dipingendo come nessun altro immagini verbali crude e dirette.
Da questo scenario, che nel tempo non è mai scaduto in qualità, arriva Neek The Exotic, rapper il cui nome forse dice meno degli illustri precedessori ma che è in realtà consolidato da anni a livello di mixtape e di circuito underground. Pupillo di Large Professor, altro grande rappresentante storico del quartiere nonchè uno dei migliori produttori di vero hip-hop in circolazione, Neek giunge al traguardo del primo album con la voglia di mostrare il suo talento e la sua voglia di spaccare. “Still On The Hustle” è il frutto di tanta gavetta e, seppur etichettato come album di collaborazione con Large Professor, è in realtà una vetrina per The Exotic, che si prende la maggior parte dello spazio al microfono lasciando al professore con gli occhiali la cura della produzione, quest’ultima mossa saggia come poche. Non perchè Large Pro non si lasci apprezzare nelle sue apparizioni vocali ma per il fatto che ancora una volta dimostra di saper mettere insieme delle parti musicali con maestria e precisione.
L’album si snoda in undici pezzi, senza interludi e skit, per una durata totale che non arriva a 40 minuti. Vecchio stile, mi verrebbe da dire “da walkman”, da mettere sui due lati di una cassetta da 46. Ma la sostanza non sta nella quantità, questo si sa da tempo e da tempo troppi fanno finta di dimenticarsene. Neek The Exotic infatti non ci mette molto a conquistare con il suo flow, capace di essere semplice come nella title-track così come intricato e complesso in Street Rebel che vede la preziosa partecipazione di Joell Ortiz per un incontro Brooklyn-Queens all’insegna della metrica. La sontuosa base con brandelli di soul manipolati magicamente da Large Pro rendono magnetica Guess Who traccia della quale è stato girato anche un video e che fa da traino al disco per il popolo di YouTube ed affini. Il tutore del progetto in realtà è in studio per sei pezzi su undici, lasciando all’amico Marco Polo, un’altra garanzia, la splendida e classica Hip-Hop e la tesa My Own Line. Da sottolineare anche il lavoro del giovane produttore Carnage, il quale sa esaltare al massimo l’atmosfera urbana del disco in New York e sa mettere a proprio agio un sempre più intenso Neek in Stack That Cake. L’ultimo spot disponibile al suono se lo aggiudica il molto onorevole Lord Finesse, il quale da grande battle rapper qual’è stato, capisce al volo qual’è il tappeto giusto per far volar il collega, mettendo le sue ritmiche tirate e dense nella potente Main Event. Infine, è sempre d’obbligo citare la presenza di una posse-cut in quanto essenza dell’Hip-Hop e celebrazione dei versi senza cura di ritornelli e dintorni. Toast Tonite, che chiude il disco, vede la presenza di Large Professor, Fortune e Satchel Page e si crogiola su un coinvolgente funk festaiolo.
Per chi avesse ancora voglia di capire cos’è l’Hip-Hop, Still On The Hustle dà la possibilità di farlo senza dover ricercare gli album del passato, perchè esente da contaminazioni e soprattutto perchè intriso di talento al microfono di un rapper di grossa qualità, miscelato a musiche sopraffine orchestrate da uno dei più grandi maestri del genere, supportato da ottimi colleghi. Insomma, una perla rara nel mare di plastica di cui siamo da troppi anni invasi.