Music on Tnt intervista il Quartetto di Sassofoni Accademia. A cura di Jessica Verardi
Idee chiare, una perfetta armonia reciproca e un gruppo determinato e agguerrito che dal 1984 s’impone sulla scena musicale con naturalezza e spontaneità. Formato dai concertisti Gaetano Di Bacco (soprano) Enzo Filippetti (contralto) Giuseppe Berardini (tenore) e Fabrizio Paoletti (baritono), il Quartetto di Sassofoni Accademia si presenta così alle soglie del suo trentesimo anno di attività, un traguardo importante che dimostra come la passione per la musica, l’impegno e la collaborazione siano il risultato di una lunga carriera dedicata alla crescita e allo sviluppo dell’insieme strumentale. I festeggiamenti del trentennale sono iniziati il 9 marzo al Teatro Massimo di Lecce per la Camerata Musicale Salentina: il concerto tenuto dal Quartetto Accademia ha dato vita a una serata unica ed esclusiva e gli appuntamenti continueranno fino al termine dell’anno in corso con concerti, conferenze, festival e masterclass. Attivo sia nel territorio nazionale che internazionale, il Quartetto Accademia ha collaborato con solisti e compositori di fama mondiale fra cui Bruno Canino, Jan Van der Roost, Luisa Castellani, Marco Di Bari, Mauro Maur, la Fundacion Sax Ensemble di Madrid e il Zagreb Saxophone Quartet mentre i compositori Ada Gentile, Aldemaro Romero, Ennio Morricone, Franco Mannino e Vittorio Fellegara sono i dedicatari delle loro opere. Ospite del IX Congresso Mondiale del Sassofono in Giappone e del X in Italia, il Quartetto Accademia si è esibito con le migliori orchestre sinfoniche nazionali e internazionali avvalendosi anche di registrazioni radiofoniche e televisive. Al suo attivo consta di quindici riproduzioni discografiche per BMG-Ariola, Dynamic, Edipan, Iktius, Nuova Era, Paganmusic e Riverberi Sonori.
Abbiamo chiesto ai membri del Quartetto di Sassofoni Accademia il bilancio dei suoi primi trent’anni quale frutto di un’intensa collaborazione artistica…
L’entusiasmo iniziale di allievi in Conservatorio si è presto trasformato in impegno serio e professionale finalizzato alla costituzione del nostro cospicuo repertorio di brani tradizionali, di trascrizioni, di ricerca del passato (fissata poi nei cd dedicati a Sax, a Singelée con Canino e, l’ultimo, a Lovreglio), sia di quello dedicato a noi come il quartetto di Morricone. Lo studio approfondito, una proficua dialettica e la solida amicizia che ci lega hanno contribuito a realizzare l’intesa musicale e umana.
Da sempre il Quartetto Accademia si è cimentato in vari generi musicali e la versatilità ne riassume l’intento. Un vasto repertorio accompagna da sempre i concerti e le incisioni spaziando da musiche originali a trascrizioni di autori italiani e stranieri con interpretazioni classiche e jazzistiche. Da Gioacchino Rossini a Phil Woods, da Nino Rota a Thelonious Monk e ancora Astor Piazzolla, Alfred Desenclos e Kurt Weill solo per citarne alcuni. Quali sono gli autori che hanno contribuito maggiormente all’evoluzione stilistica del Quartetto?
Durante questi 30 anni di attività abbiamo cercato di ampliare il repertorio del quartetto prima di tutto guardando indietro alle origini, commissionando più di 75 opere e curando a “otto mani” le nostre trascrizioni. Il lavoro che ha contribuito alla nostra evoluzione è Alexander Glazunov con il Quartetto in sib op. 109 che ancora oggi a distanza di 30 anni ci riserva sempre nuovi spunti ad ogni esecuzione.
E il brano che più ne rappresenta la storia?
Il brano a cui siamo particolarmente legati è il Cuarteto Latinoamericano para saxofones di Aldemaro Romero. Ricordiamo sempre la cena con Aldemaro a Caracas quando alla fine ci regalò questa partitura dicendoci solo “il primo tempo a 132”. Lo abbiamo subito suonato ed inciso e oggi è parte del repertorio di tantissimi quartetti.
Oltre ad una continua ricerca strumentale caratterizzata dall’eccellente sonorità, la perfetta intonazione e l’equilibrio dei suoni, fin dall’esordio il Quartetto Accademia ha posto l’attenzione anche sulla riscoperta di composizioni inedite. Fra queste ricordiamo il Quartour pour saxophones scritto nel 1934 dal compositore napoletano Eleuterio Lovreglio. Qual è stato il vostro contributo nel far conoscere un concerto così caratteristico che per anni è rimasto estraneo alla musica colta occidentale?
La riscoperta delle opere per sassofono scritte tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 è sempre stato uno dei nostri obiettivi più importanti. Riteniamo che nonostante si pensi che agli inizi le cose non siano qualitativamente rilevanti, esistano opere significative. Il concerto di Lovreglio lo è sicuramente, così come lo splendido Quartour, entrambi appena pubblicati nel cd della Dynamic. Il nostro lavoro di riscoperta ha riguardato anche le musiche scritte a Parigi subito dopo l’invenzione dello strumento. Si tratta di compositori minori come Singelée, Savary, Mohr ecc… che hanno scritto opere in stile classico molto belle e complete.
Fra le molteplici collaborazioni non possiamo non menzionare quelle con Claude Delangle, figura eccelsa della scuola francese del sassofono. Com’è stato lavorare con lui?
Delangle è un grande con tutte le qualità artistiche e umane che potete immaginare. Durante le prove e la successiva registrazione del Quintette di Savary per due sax soprani, alto, tenore e baritono (cd Hommage a Sax del 1994) abbiamo imparato molto anche attraverso la sua grande disponibilità nell’ascoltare gli altri e a mettersi sempre in discussione.
Il Quartetto Accademia consta di un notevole bagaglio musicale con oltre 70 tournée effettuate in 27 Paesi e più di 1.500 concerti. Fra le tante esecuzioni quale ricordate con maggior entusiasmo?
Ogni concerto per noi suscita eguale partecipazione e impegno, ma quelli che ricordiamo con emozione sono quelli in Giappone, la prima tournée, al Mozarteum di Salisburgo, alla biennale di Venezia, l’esecuzione del Concerto di Lovreglio con l’orchestra negli USA, l’incontro già menzionato con Aldemaro Romero in Venezuela e mille altri ancora.
Nel 2011 il Quartetto Accademia riceve il “XXXIX PREMIO SCANNO” a testimonianza della carriera svolta. Che cosa ha significato ottenere un riconoscimento così importante?
È stata una grande gioia, il riconoscimento di un impegno fuori dal comune, costante e pieno di risultati importanti e la soddisfazione di smentire il detto: Nemo propheta in patria…! un augurio ed un incoraggiamento che rivolgo a tutti i giovani abruzzesi impegnati in ogni settore.
Trent’anni insieme, tanta musica, molte soddisfazioni e ottimi risultati raggiunti. C’è ancora un sogno nel cassetto?
Certo! Guai se si finisce di sognare…! Dopo 30 anni il continuare a suonare insieme è di per se un obiettivo desiderabile e importante. Al di là di questo abbiamo altri progetti discografici (top secret) e concerti col quartetto, dove continueremo a mettere a frutto il repertorio che finora abbiamo costruito nei generi: classico, contemporaneo e jazzistico.