Miraggio – Saverio Cormio – Recensione
Da quando vivo a Bruxelles la mia passione viscerale per la musica mi ha portato a cercare di scoprire nuovi talenti che suonano in città o nei dintorni. Fra questi ci sono alcuni italiani, dei quali vi parlerò anche prossimamente, che scrivono le proprie canzoni e hanno inciso già uno o più album. Come primo artista voglio presentare Saverio Cormio, ragazzo pugliese che vive già da diversi anni in Belgio e che ha da poco pubblicato il suo primo album intitolato “Miraggio”.
Il suo timbro vocale è molto simile a quello di Lucio Battisti, ma in alcuni pezzi (come ad esempio nella trascinante title track) ricorda un po’ anche quello di Zucchero Fornaciari e non è un caso che, durante i suoi concerti, peschi spesso anche dal repertorio storico di entrambi, proponendo alcune loro cover in chiave acustica. L’album, musicalmente, non riflette però tale approccio ed è invece ricco anche di chitarre elettriche, percussioni e synth, che aumentano il lato radiofonico delle melodie. C’è da dire che pur avendo inizialmente suonato quasi tutti gli strumenti “in proprio”, una volta in studio Cormio ha giustamente voluto arricchire il sound ospitando anche alcuni musicisti locali di alto livello fra i più conosciuti nella Capitale d’Europa, anch’essi grazie a un’intensa attività live. È il caso dell’intenso sax soprano di Angelo Gregorio, nella brevissima strumentale in chiave jazz “Luce”, delle tastiere ispirate del bravissimo Daniele Napodano (la malinconica “Morti di routine”) e del tocco esperto del basso del belga Marc Cretan, in più di un brano.
I temi dei testi (alcuni riproposti in doppia versione italiano/inglese o italiano/francese) sono abbastanza eterogenei e quasi sempre in sintonia col mood delle canzoni.
Fra gli episodi più intriganti si distingue la ballata d’amore “Un Altro Canto”, accompagnata prevalentemente da piano e archi, la cui energia è un crescendo che parte quasi sussurrato per poi acquistare una forza quasi orchestrale. Anche “Ricordo”, costruita su base acustica e con il suono caldo dell’organo, ha una morbida melodia e un piglio cantautorale che a mio avviso contraddistingue in modo perfetto l’autore. C’è anche spazio per un piacevole pezzo midtempo, piuttosto sarcastico, intitolato “Ora di cantare” che descrive il momento, ormai purtroppo abbastanza diffuso, in cui si è costretti a inviare il proprio CV adattandolo ai profili di lavoro più assurdi, pur di riuscire a trovarne uno. Certamente è la conferma che Saverio Cormio sa tradurre in musica e parole le proprie emozioni e le storie personali con la consapevolezza che molti altri ci si potranno facilmente rispecchiare.
Vista la vocazione internazionale dell’album, fra le tracce proposte anche in versione inglese cito “My Certainty” (“Colomba Bianca”), dal sapore pop rock, che potrebbe essere la chiave per provare a far entrare questo ottimo “Miraggio” anche nel difficile mercato europeo. Se riuscirà nell’intento, il cantautore italiano dovrà ringraziare, oltre ai succitati compagni di viaggio, anche l’accurato apporto del co-produttore Fabrizio Tognazzini che ha saputo perfezionare il tutto nelle diverse fasi di lavorazione.
Un disco tutto da ascoltare e riascoltare.