Michael Jackson – Thriller (1982)
Thriller, diciamo la verità, è sempre stato molto più che un disco.
Innanzitutto è il punto di riferimento degli anni 80, con i suoi video così cinematografici che ne accompagnarono l’uscita e che sono parte integrante della cultura musicale di quell’epoca. In secondo luogo, pur non volendo approfondire l’aspetto commerciale, non si può non evidenziare il suo noto primato di “album più venduto nella storia”, con numeri da capogiro (si parla di oltre 140 milioni di copie vendute). In ultimo, ed è ciò su cui mi concentrerò maggiormente, rappresenta la vetta artistica di un monumento del pop quale è stato, è e sarà sempre Michael Jackson.
Quando iniziò a concepire il disco, la sua ambiziosa idea era quella di realizzare un capolavoro e per farlo aveva bisogno non solo di grandi pezzi, ma anche di qualcuno che li sapesse vestire con abiti scintillanti. Saggiamente scelse ancora una volta Quincy Jones, che aveva già prodotto il suo strepitoso disco di esordio Off the wall; a detta di molti critici, il suo masterpiece più spontaneo e genuino. Ma quella prova era molto vicina alla Disco Music, sound predominante nei fine anni 70 che, tuttavia, già nei primi anni 80, aveva cominciato il suo declino. Jako aveva capito che era arrivato il momento di dare alla propria musica un suono più moderno, più pop e così decise di coinvolgere musicisti eccezionali e credibili per il progetto. Volle quindi in studio solo fenomeni come, fra gli altri, tutta la line up dei Toto (Jeff Porcaro alla batteria, un vero e proprio mostro, David Paich e Steve Porcaro alle tastiere, Steve Lukather alla chitarra), Louis Johnson al basso e Paulinho Da Costa alle percussioni.
Per Beat it, il suo pezzo più rock chiamò Eddie Van Halen, vale a dire il top dei chitarristi in circolazione in quegli anni, che gli regalò uno degli assolo elettrici più belli della sua fantastica carriera. Un ruolo fondamentale, nell’economia di Thriller la ebbe poi Rod Temperton che arrangiò tutti e tre i brani da lui scritti: la sinuosa Baby Be Mine, l’elegante e romantica ballatona finale The Lady in my life, ma soprattutto la scoppiettante title track. Il video di Thriller è forse il più famoso mai trasmesso su MTV e la sua sceneggiatura è hollywodiana.
Il sodalizio con Paul McCartney si concretizzò finalmente nel duetto di The girl is mine anche se a mio avviso resta l’episodio più debole dell’album. Michael ricambiò il favore cantando in Say say say (decisamente più bella), che finì su Pipes of peace di Macca, l’anno successivo (1983).
In ogni caso la canzone che più caratterizza l’album nell’immaginario del pubblico e, verosimilmente, tutta la discografia di Jackson è senza dubbio Billie Jean. Basta che inizi la musica e il suo breve intro ritmato, così irresistibili, che è quasi impossibile non cominciare a tenere il tempo, battendo con un piede. Il testo poi parla di una ragazza che in qualche modo vuole incastrarlo gridando ai quattro venti di essere la madre di suo figlio, ma lui proprio non ci sta e urla “but the kid is not my son!”.
Personalmente il pezzo che preferisco è da sempre Human Nature (scritta dal citato Steve Porcaro e il semisconosciuto John Bettis), una ballata midtempo notturna che a mio avviso non ha rivali. Quando Michael morì, al suo funerale pubblico John Mayer ne suonò una versione strumentale memorabile, solo con la sua chitarra, che rende bene l’idea di quanto la sua melodia sia irraggiungibile.
Le due canzoni non ancora citate Wanna be startin sumething e Pretty young thing lungi dal poter essere considerate trascurabili. La prima, molto funky e trascinante, fu a lungo l’apripista dei suoi concerti e singolo di successo, mentre la seconda, sempre ballabile, pur non essendo dello stesso livello, resta comunque fra gli episodi meglio riusciti di sempre.
Chi non avesse mai ascoltato Thriller insomma, non sa veramente cosa si è perso fino ad ora, mentre chi come me lo conosce ormai a memoria non potrà che convenire con me che andando su un’ipotetica Isola deserta sarebbe veramente un peccato non mettere dentro la valigia questo straordinario disco per molti versi irripetibile.