Metallica – World Magnetic Tour 2009
La venerazione per un genere va ben oltre la semplice passione. E’possibile sentirla in ogni secondo della propria vita: dal modo in cui si respira, fino ad arrivare alla piena consapevolezza di chi sia, in realtà, il fantasma che alberga dentro di noi. A Roma è possibile vedere molti uomini in nero. Gente semplice, onesta e arrabbiata, che, il 24 Giugno 2009, è stato possibile accontentare.
I Metallica hanno regalato al pubblico della capitale una serata da ricordare, tra brividi sulla pelle e metal allo stato puro nel cuore e nelle orecchie. Li aspettavano da anni e l’attesa non è stata vana.
La band americana gode di un successo planetario decretato dai tre classici del metal, Kill Em’ All, Ride The Lighting, Master Of Puppets e da parti minori che li hanno visti come star odiate, ma anche venerate ( il caso “St. Anger” e “Black Album” ). Tutto questo, ovviamente, è successo, il più delle volte, in base all’attenzione dei fan più datati che hanno fatto notare i cambi di sound e l’allontanamento dal passato verso qualcosa che ancora non è ben definito; in quest’ultima sezione di “lavori in corso”, infatti, si accosta il loro ultimo lavoro noto come “Death Magnetic”, un album decisamente ripetitivo con un classico indimenticabile ( The Unforgiven III ) e singoli indelebili ( The Day That Never Comes ) che, nonostante le critiche, ha fatto tirare al mondo un respiro di sollievo. Infatti, dopo l’uscita, era impensabile che non ci fosse un tour, ma ancora più improbabile era che ci fossero così tante date di cui una nella capitale d’Italia!
Il concerto si è svolto in contemporanea con lo spettacolo di Tiziano Ferro lasciando, però, un segno molto più indelebile di quel che si è potuto interpretare.
Ore 17.30: uscita metro “Eur Palasport”. Si scorgono poche ombre dirette verso il Palalottomatica. Il sole è ancora alto. C’è quasi una parvenza di tranquillità. Nulla fa presagire il terremoto devastante di qualche ora dopo.
Ore 18.00: apertura porte. Gente tranquilla in fila: poche urla, pochi screzi, pochi spintoni per occupare i posti migliori al parterre. Mi giro verso i miei amici: “avremo mica sbagliato concerto?”. Ci accomodiamo: tutto regolare. Il palco era un’enorme piastra rettangolare che permetteva alla band di muoversi a 360° gradi; un microfono su ogni lato con sotto un riflettore. La batteria era al centro su una piattaforma circolare, affiancata da dei lancia fiamme.
Ore 19.00: primo gruppo spalla, quasi tutti fuori a fumare (me compresa). Gli spalti semivuoti incutevano una certa tristezza. Arrivano i Lamb Of God: il delirio anche dal terzo anello: i loro
seguaci, estasiati, erano in preda ad una frenetica danza ipnotica. Il parterre si muoveva come una mosca impazzita in un “pogo” generale. C’era un frastuono da far concorrenza ad una stazione ferroviaria. Fumi e luci soffuse annebbiavano qualsiasi tentativo di capirci qualcosa. Il cantante, dopo essersi bagnato i capelli, lancia l’acqua sui fan più accaniti creando un’eccitazione di massa già al culmine del demoniaco.
Calano le luci. Si accendono i raggi laser e, come da programma, si inizia a sentire l’“Estasi dell’Oro” del maestro Morricone, che, in questo caso, non fa da sfondo alla fuga di Tuco ( il cattivo cercatore d’ro nel capolavoro di Sergio Leone “Il buono,il brutto e il cattivo” ), ma stavolta la corsa che si vuole accompagnare è quella dei “Quattro Cavalieri” provenienti dalla Bay Area californiana e intenzionati a scuotere le fondamenta del Palalottomatica, nonchè le anime di migliaia di fan scatenati.
Un attimo di silenzio: si comincia. Le prime note appartengono all’inedita “That Was Just Your Life” tratta dal nuovo album “Death Magnetic”. In pochi, però, prestano attenzione alla canzone poichè ci sono i Metallica a pochi metri! Anche per la successiva “The End Of The Line” il pensiero si perde in una visione quasi onirica. Silenzio di nuovo. James Hetfield prende la parola: “Tornerete a casa senza voce, ma con grandi sorrisi sulla faccia”. Era un avvertimento, un invito a prepararsi a quello che sarebbe accaduto qualche secondo dopo: il primo forte, devastante, squillo di tromba che i 4 Horsemen effettuano nella serata; è la volta di “Creeping Death”, uno dei pezzi più amati e potenti in assoluto del quartetto californiano. La seppur maestosa “Of Wolf And Man” serve quasi per riprender fiato, mentre la traccia successiva lo toglie nuovamente. Ancora una volta calano le luci, rumori di spari e bombe “avanzano” per circa 2 minuti nell’oscurità. L’intro è inconfondibile e le prime parole cantate da Hetfield ancor di più: “I can’t remember anything…”; è proprio la volta di “One” che fa palpitare i migliaia di cuori presenti e ci mostra un Kirk Hammett in splendida forma. Si torna sulla terra: tocca alle inedite “Broken, Beat And Scarred”, seguita da “Cyanide”. A questo punto, è la volta del tanto amato quanto odiato “Black Album”: “Sad But True” viene accolta con giubilo quasi sorprendente, se si pensa alla spaccatura che c’è sempre stata tra sostenitori e detrattori del già citato album. Termina il brano e si altalena tra presente e passato con “No Leaf Clover”, “The Judas Kiss” e “The Day That Never Comes”, a dire il vero l’unica delle tre appena citate ad ottenere una discreta partecipazione da parte del pubblico. Di ben altro livello emotivo è quanto accade subito dopo. Era il momento che ogni persona che si reca ad un concerto dei Metallica aspetta di più: il turno del maestro delle marionette ( “Master Of Puppets” ) in cui il delirio raggiunge probabilmente il suo picco massimo. A ciò si aggiunge la sorpresa dovuta al fatto che, cosa molto rara dagli anni 90 ad oggi, la canzone viene eseguita integralmente con parte centrale strumentale compresa.
Con “Master Of Puppets” potrebbe concludersi la serata, ma non è cosi…non ancora. Anche Lars Ulrich decide di prender parte alla festa e regala ai presenti una grande performance grazie a “Dyers Eve”, traccia conclusiva di “…And Justice For All”. Si torna al “Black Album” e un boato accoglie la ballade per eccellenza dei Metallica: “Nothing Else Matters”, con la quale ci si trova di fronte all’ennesima overdose di emozioni della serata tra urla disperate e accendini accesi. Non cambia l’album, ma cambia decisamente il tipo di canzone: si passa alla traccia che, per più di un decennio, ha aperto le esibizioni dal vivo dei “Four Horsemen”, ovvero quella “Enter Sandman” che negli anni è diventata una srtoa di inno per la bandiera Hetfieldiana.
Il gran finale è vicino, ma c’è ancora tempo per un omaggio ai Queen con “Stone Cold Crazy” ed un ultimo cenno a “Kill’em All” rappresentato da “Phantom Lord”. Gran finale: i Metallica decidono di chiudere con l’album con cui la loro sfolgorante carriera ha avuto inizio: “Seek and Destroy” accompagnata da un divertente lancio di palloni gonfiabili e da un mai sgradito bis a dare la buonanotte alla Roma dal sangue metallaro. Il pubblico del Palalottomatica merita un saluto degno del meraviglioso affetto dimostrato alla band durante tutto l’arco dell’esibizione.
Non si capisce bene come sia stato possibile escludere dalla scaletta brani come “Fade To Black”, “Battery” o la bellissima “For Whom The Bell Tolls”, nonché la divertente “Jump In The Fire” prediligendo altri album, fino all’esclusione anche del singolo “All Nightmare Long”, uno dei brani migliori dell’ultimo progetto. Il tutto da l’idea di essere stato abbondantemente misurato:
That Was Just Your Life
The End Of The Line
Creeping Death
Of Wolf And Man
One
Broken, Beat And Scarred
Cyanide
Sad But True
No Leaf Clover
The Judas Kiss
The Day That Never Comes
Master of Puppets
Dyers Eve
Nothing Else Matters
Enter Sandman
Stone Cold Crazy
Phantom Lord
Seek & Destroy
– Impressioni Dal Bordo Palco; intervista a Roberto e Massimo Michelangeli –
Il tour può essere decretato come il grande ritorno dei Metallica sul palco?
I Metallica sono ancora vivi, sono rinati dalle ceneri di “St.Anger” e figliocci e hanno finalmente un bassista in grado di lasciare il segno: quel Robert Trujillo troppo in fretta bruciato da fans poco informati sul suo passato e da una critica troppo spesso prevenuta nei confronti di chi, va sempre ricordato, ha segnato un’epoca.
Come è stato vedere da vicino i Metallica?
E’ stato come provare tante emozioni insieme. Come se la cosa migliore del mondo fosse solo lì davanti a me…solo per me. Sembravano quattro Dei scesi dal cielo per regalarmi una serata indimenticabile.
Il migliore della serata?
Difficile a dirlo, hanno una tale carica tutti e quattro…probabilmente Hetfield, ma anche Hammett non è andato male.
Com’era l’atmosfera prima e dopo il concerto tra i fan?
Nessuno si rendeva conto di cosa avrebbe visto. Sembravano distratti e increduli, ma non abbastanza coinvolti. Se avessero saputo cosa sarebbe successo dopo, di sicuro, avrebbero avuto un entusiasmo diverso.
Gli effetti pirotecnici hanno contribuito al “pogo” generale oppure erano superflui?
Al momento di “Creeping Death”, la mia canzone preferita, anche io ho perso il controllo, ma non solo grazie alla confusione generale, generata anche dall’entusiasmo per il fuoco intorno a Lars o dei laser che lanciavano i segnali di una sorta di guerra, ma proprio perché era impossibile stare fermi se si è al primo concerto.
Qualcuno si è fatto male?
Probabilmente.
Soddisfatto oppure no del concerto?
Ti dico solo che, appena possibile, i Metallica mi ritroveranno allo stesso posto di oggi. Come se fossi stato incollato. Anche se, non capisco il perché, siano stati messi in uno spazio così ristretto come il Palalottomatica, quando, invece, uno come Ferro sta allo Stadio. Avevano paura che non sarebbero riusciti a riempire il campo? Speriamo bene per la prossima location.
Nella lista dei concerti estivi era presente, da molto tempo, la voce “Metallica” nell’elenco affiancata, purtroppo, dall’altro cantante minore noto come Tiziano Ferro. Dove inserire entrambi? Roma è piena di edifici che possono essere riempiti fino all’orlo, primi fra tutti lo Stadio Olimpico e il Palalottomatica. Entrambe sono strutture solide con l’unica differenza che il secondo è più adatto per i concerti, ma, come sempre, possono verificarsi delle eccezioni ( non a caso i Motorhead sono andati all’Ippodromo delle Capannelle ). Ferro sono circa sei anni che canta e si è ritrovato, quest’anno, davanti all’interrogativo della conferma: vedere se avrebbe potuto continuare a cantare oppure fermarsi al quarto disco, quindi la cosa migliore era di metterlo in una struttura che fosse così capiente da fargli capire come andavano le cose e avere un contatto più reale con i suoi fans. I Metallica, invece, dal canto loro non hanno bisogno di avere delle conferme quindi sono stati spostati in un struttura più modesta, con un’acustica mediocre, ma adatta per contenere il potere distruttivo della band e dei fans. Tiziano ha avuto i suoi momenti di gloria in entrambe le serate ( doppio concerto ) registrando il sold out solo alla prima serata; la band dei “Four Horsemen”, invece, già dalla prima sera in cui uscirono i biglietti aveva venduto così tanto che dal numero si pensava che il concerto fosse ambientato davvero in uno stadio o addirittura due!
I Metallica hanno lasciato il segno a Roma. Bisogna solo sperare che il futuro riservi non solo dischi migliori per la band, ma anche un posto degno della loro grandezza.
PS. Grazie a Rachele Sorrentino e a Roberto Manuel Michelangeli per avermi aiutato non solo a scrivere la recensione, ma anche ad aprire gli occhi su un mondo a me, per troppo tempo, sconosciuto.