Mario Biondi – Handful of soul
Ultimamente, andando al lavoro, ascolto moto la radio. Tra le canzoni che ciclicamente sono presenti on-air ne ascoltai una che mi fece subito pensare a Barry White. Voce roca, calda, con meno estensione mi pare, ma in definitiva molto simile. Testi in inglese, atmosfere e arrangiamenti marcatamente jazz.
Mi sono letteralmente scervellato e dannato nel non sintonizzarmi mai sulla radio nel momento in cui, vivaddio, dicevano chi era il cantante e quale era il titolo della canzone.
Altro problema era il fatto che il brano in questione non era mai stato “prestato” a uno spot. Ci sono infatti numerosi siti che ti fanno risalire facilmente al titolo delle musiche di una pubblicita, ma qui niente!
Poi, quando meno te lo aspetti, facendo zapping davanti al televisore in una noiosa domenica pomeriggio mi imbatto in Mario Bianchi che canta la famigerata This is what you are a Domenica in. Sia ringraziato San Pippo Baudo! Finalmente riesco a venire a capo del problema e mi metto in cerca del cd tra gli amici per ascoltarlo con attenzione.
Ed eccoci qui. Handful of soul gira felice nel mio lettore cd. Facendosi ascoltare e ascoltare. Con semplicità e piacevolezza. Mario Biondi e i suoi Hig five quintet fanno bene il loro sporco lavoro e ci danno dentro con passione. Biondi con la sua voce roca dà un piacevole alone di calore ai testi, la band starebbe benissimo in un fumoso locale jazz di New York, magari di Harlem, tra avventori avvezzi a sorseggiare una birra o un whisky adocchiando le curve di una bella bionda ;).
Mi è piaciuto. Biondi si muove agevolmente tra le 12 canzoni che compongono l’album. La band che lo accompagna sa assecondarlo.
In particolare nella band spiccano Fabrizio Bosso e Daniele Scannapieco rispettivamente trombettista e tenorista della band, i quali hanno saputo imporsi nel panorama jazzistico italiano vincendo a più riprese il Django d’Or. Completano il gruppo Luca Mannutza, Pietro Ciancaglini e Lorenzo Tucci, rispettivamente al piano, contrabbasso e batteria formando una ensemble compatta e validissima.
Mi sono piaciute moltissimo la travolgente This is what you are, che non a caso è gettonatissima in radio, la cover A slow hot wind e soprattutto l’inedita Gig.
Ma come al solito si pone una domanda.
Vale la pena acquistarlo?
Certamente si secondo me se vi piace il genere, certo non è un punto di non ritorno, ma un punto di partenza per una buona carriera si. Pur essendo molto pubblicizzato questo disco è un prodotto fresco, ben curato e attentamente arrangiato. E’ intrattenimento puro ma perché cercare altro?
Cercatelo, ascoltatelo e se vi va fatemi sapere se vi è piaciuto.