Marco Masini – L’Italia…E Altre Storie. Recensione.

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Seguo Marco da molti anni: una carriera fatta di alti e bassi che, sinceramente, non gli ha portato la giusta gloria negli ultimi anni. E’ resuscitato nel 2004, ma le sue ali erano talmente fragili da farlo ripiombare presto nel mondo da cui era venuto: qualcosa che il pubblico aveva dimenticato, ma che, ancora oggi, ci piace ricordare, poiché solo lui ha le note giuste per accompagnare delle penne ispirate o delle candide estati dove api e fiori rimangono nei giardini per regalarsi l’anima. L’abbiamo lasciato sul verde dell’ultimo meraviglioso lavoro, dopo il quale ha deciso di prendersi una pausa artistica insieme a Tozzi, girando i teatri di tutta Italia. Fu proprio questa a riportarlo indietro e a dargli l’ispirazione giusta per un progetto di racconti scritti insieme allo storico collaboratore Beppe Dati. Niente di più.

A molti concerti le minacce sono sempre le stesse, tra cui la massima: “smetterò di scrivere canzoni e mi metterò a lavorare”. I fan sono terrorizzati, ma hanno fiducia che tutto questo non avvenga mai, poiché Marco ha ancora molto da offrire al mondo. Reduce da Sanremo e dalle solite polemiche, ha dato vita a un album che racconta, in poche parole, l’Italia di oggi…o forse no? Masini è sempre stato famoso per le sue storie d’amore andate male ( nonché per una figura “mitologica” impropria ), quindi era impossibile che ne “L’Italia…e altre storie” tutto questo non rientrasse.

La voce arrabbiata fa capolino quasi sempre, svuotata delle parolacce che l’hanno reso famoso rendendo l’album interessante e, sotto molti aspetti nuovo. L’inizio è decretato dal brano sanremese che racconta di un’Italia fatta di muri e confini, dove Marco diviene il fotografo oggettivo che urla il suo disprezzo nei confronti di un paese che ama alla follia. Da qui abbiamo le stesse tematiche di sempre, quali l’amore sfiorito, storie di vita vissuta e non, diari con pagine strappate; nemmeno “No Professore!” risulta essere una novità poiché qualcosa di simile, era già presente nell’album “Uscita Di Sicurezza” con il brano “Vai Male A Scuola”. La novità è data, incredibilmente, dalla musica che fa scoprire un Masini a volte più centrato sul “francese” ( “Gli Anni Che Non Hai”, scritta in collaborazione con Giorgio Faletti ), a volte sull’ acustico ( Un Po’ ), a volte su ritmiche completamente diverse date dallo stesso pianoforte ( Lontano Dai Tuoi Angeli ). Oltre a questi, sussistono altri brani meravigliosi ( “Beato Te”; “Com’è Bella La Vita”; ecc. ), e altri che, invece, ricalcano la figura del vecchio e caro cantante di “T’innamorerai” ( tra le quali “Binario 36” e la banale “L’Ultimo Giro Di Giostra” ), rimanendo, però, su un certo livello che non ci permette di avvicinarci completamente al passato.

Oltre alla tracklist ufficiale esiste, su I-Tunes, una versione con un brano in più: “Cosa Resta –A Marco” scritta da Andrea Amati e partita dal forum ufficiale di Masini ( www.poesiamasini.it ) , sulla proposta del progetto “Una Canzone Per Marco”. Esteticamente un appunto: la copertina. Assomiglia, in maniera incredibile, alle “front” di due sue vecchie raccolte.

Molto presto, Masini partirà per un tour che lo accompagnerà in giro per l’Italia ( a Roma, il 17 Aprile al Teatro TendaStrisce ): uno spettacolo interamente acustico chiamato “Il Brutto Anatroccolo”, il quale racconta la favola del cantautore toscano toccandone le tappe principali.

Marco Masini è sempre lo stesso nonostante gli anni, ma questo non ci deve far partire prevenuti, anche se il primo pensiero che può venire è quello di escluderlo a prescindere. Però, bisogna pur ammettere che un artista del suo calibro, dopo anni di dura carriera, ha avuto modo di cambiare faccia e di esercitare un nuovo ruolo nella musica, cosa meritevole. Masini è un grande artista e “L’Italia…e altre storie” ne è la conferma ( visto che il disco è stato lanciato, dopo anni, anche sul mercato del Nord Europa ).

Purtroppo l’album non risulta molto commerciale, ma solamente adatto per completare la discografia del cantante toscano. Un vero peccato per una lavoro che non spicca e che poteva essere oggettivamente migliore.