Malfunk – Randagi
I Malfunk rappresentano il prototipo di band che nasce, cresce e vive sul palcoscenico. Infatti, a differenza di molti musicisti, che hanno il loro habitat naturale esclusivo tra gli artifizi dello studio, l’ensemble fiorentina si è fatta conoscere, già agli albori della loro carriera, grazie a bailammanti live, che sconvolsero l’underground della terra fiorentina.
Erano i primi anni novanta quando avvenne l’incontro tra Federico”Fefo”Forconi e la voce dei Sativa, Marco Cocci, oggi discernibile anima corporea dei Malfunk. Inevitabilmente, infatti, la partecipazione del vocalist a cult film come “Ovosodo” e “L’ultimo bacio”, ha largito, come è naturale che accada, una maggiore visibilità, ma parimenti, esiste anche un errore di fondo, che tende a porre in ombra musicisti di alta qualità come Enrico Amendolia, sorprendente bassista di talento.
Il tempo corre, e come un buon vino anche la band sembra portare con se miglioramenti dettati dalla maturità decennale, che orami il quartetto portano con se.
Ne è dimostrazione manifesta “Randagi”, nuovo lavoro promosso dalla About records. Un disco pregevole, che osa maggiormente rispetto al passato, senza però perdere le caratteristiche organolettiche che hanno contraddistinto da sempre la band toscana. Il suono grunge stoner si mescola amabilmente con screziature funk, pop e ritmiche punkeggianti, nel tentativo di esplorare territori lontani con differenti modalità.
L’album si apre con l’atipica poppeggiante di “Lo giuro”, il cui sound sembra ricordare “Ovosodo” degli Snaporaz, per vocalismi alla Virzì ed un sound piacevolmente alternative pop. Però, ci si rende immediatamente conto che i Malfunk non hanno virato definitivamente verso altre lande, come dimostra uno tra i migliori brani dell’album “Un cuore enorme”. Un battito cardiaco si miscela ad un outro-sampler, il quale introduce le grezze e naturali sonorità Grungeolitiche. La forza del brano in questione è senza dubbio il magnificente lavoro della sezione ritmica, con basso e batteria portati su di un intelligente piano primario. Il sound cresce limpido grazie ad un perfetto lavoro di post produzione e di arrangiamenti curati che si vitalizzano attorno alla velluta ruvidità palesata dalla voce di Cocci.
La scelta di un ossimoro è, a mio avviso, l’unica modalità possibile nel descrive le particolari caratteristiche di una tra le voci più interessanti del panorama italiano, valutabile al suo estremo in track come “Randagi”. La titletrack offre infatti tensioni vocali che, unite alla ritmica nu-punk, potrebbe piacere a Johnny Rotten, anche per le sue tematiche borderline, atte a descrivere una realtà reietta e dolorosa “ Il silenzio che ci unisce se esplode ti divorerà, lasciando solchi aperti sulla tua merdosa pelle…come randagi tutto il male tornerà, masticheranno la tua carne fresca ed io cadrò nella follia che ho costruito”.
Come si evince da questo estrapolato, nei testi del gruppo, esiste la voglia di raccontare, con ermetico e metaforico verismo, il mondo reale, talvolta folle e schizoide come in “Ti mangio la testa”, altre volte più filosofico come nel caso de “La forza del danno”.
A conti fatti, l’album nascosto dietro l’audace cover art, è un disco che riesce a trasformare le piccole imperfezioni in pregi, riuscendo ad offrire un prodotto curato anche dal punto di vista grafico.
Tracklist
1- Lo giuro
2- Un cuore enorme
3- Randagi
4- Niente da nascondere
5- La forza del danno
6- Assomigliandoti
7- Niente di più
8- Un senso
9- Ti mangio la testa
10- Nessuna differenza
11- Su di me