Maleizappa

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“I Maleizappa nascono in data imprecisata e da confermare in qualche malfamato e sudicio posto della mente.”

Così si legge nella biografia della band sudista, folle e (dicono) dissacrante band figlia della straordinarietà espressiva del magnifico mondo di Sanscemo, geniale manifestazione nata da un’idea di Paolo Zunino. Infatti, proprio il festival umoristico-demenziale avrebbe potuto essere luogo ideale per dare alito vitale ad una band fondamentalmente surreale.

Figli illegittimi di Stefano Belisari il sestetto si mostra attraverso le onde di una generazione confusa e destabilizzata, in cui le sonorità prive di fulcro appaiono fonte ispirativa. Un patchwork coraggioso in cui pop-rock-prog e folk si mescolano a salsa latina e teatralizzazione, posta in un crocevia in cui passeggiano esagerazioni, sorrisi e insania. Ma sono di certo l’ironia e il cinismo le armi che permettono alla band di andare oltre, rimanendo ancorati alla tradizione, qui intesa in senso più ampio del termine.

Nella loro seconda opera i Maleizappa, infatti, ridefiniscono la memoria storica della demenzialità canora anni’90, strutture seventies e animi prog, mescolati in un impasto liscio e sostanzioso da cui poter creare qualcosa di nuovo, attraverso un’accorta osservazione del passato.

Il mondo nuovo di Dorem ipsum ha inizio con Ragazzina, surreale anthem in cui il vintage si unisce a sfumature prog dettate dalla tastiera, ampliando, sin dal primo approccio, il reale focus emotivo, riuscendo ad aprire il proprio davanzale ad una concettualità espressiva pronta a raccontare stilismo pop, ideale pattern sonoro su cui si muove la voce in Elio e le storie tese style.

Un approccio compositivo che fa sorridere, mediante testi raccontati da semplici rime ed espliciti passaggi, donando buonumore e guitar solo anni’90, tra bridge ruffiani e divertiti falsi finali.

Il piacevole coraggio espressivo va poi a strutturarsi con Cassettina da 90 che, oltre a richiamare passaggi Jon Lord, tra distorsioni e rimandi al nostro recente passato, definisce la band mediante un sound dagli angoli funky, ponendosi come una sorta di sincrasi tra una sigla televisiva demodè e ritmi deja ecu.

Le sorprese proseguono poi con Scienziati in America spensierato jazz anni ’50, ironica narrazione incentrata sulla cosiddetta fuga di cervelli pronti a lasciare il paese per inseguire successo altrove. Sorpassata la mescolanza di forma canzone e teatralità ci avviciniamo ad un inatteso risvolto culinario, per arrivare agli anni’60 di una perfettibile Appartamento in centro , sino al rock di Introspettivo, riuscito brano in grado di raccontare (senza l’uso di parole) emozioni in cui lo sguardo è rivolto ad un passato ironicamente inquinato da Il mercato dell’organo, in cui con l’impudenza ci racconta il mercato nero.

Tra citazioni musicali e refrain diretti, arriviamo a Gitano in gita al mondo, di certo tra le migliori tracce del full lenght, grazie ad una spensierata aurea balcanica, richiamo inequivocabile alla festività sonora dei Gogol Bordello.

A chiudere il cerchio è infine Canzonette in cui la buona linea di basso (infarcita di citazionismi che dal centro di gravità permanente ci porta ai primi Decibel passando per Yy Sharona) definisce i contorni di un disco piacevole e divertente, che trova nell’eccessiva ripetitività l’unica ombra in cui riposarsi dal sole.

Tracklist
1. Ragazzina
2. Cassettina da 90
3. Scienziati in America
4. Appartamento in centro
5. Introspettivo
6. Il mercato dell’organo
7. Gitano in gita al mondo
8. Canzonette
9. Mi meraviglio dell’aldilà