Makhno “Silo thinking”, recensione
Dopo meno di 15 minuti di ascolto sui 36 totali di questo Silo thinking, parlandomi ad alta voce, come nei più classici momenti di follia, mi sono semplicemente detto: “..zzo, Mirko (boss della Wallace Records n.d.r.) aveva ragione nel dirmi che questo disco mi sarebbe piaciuto…”. Certo… una concezione poco forbita di un soggettivismo estemporaneo, che a ragion veduta, dopo un plurimo ascolto, si è trasformato in un articolo oggettivo affacciato al mondo di Paolo Cantù e del suo one man project.
Il poliedrico musicista lombardo arriva dal mondo germinale degli Afterhours e dalla follia (non)melodica dei Six Minutes War Madness, esperienza fondante che lo ha portato all’interno di un vorticoso andamento sonoro, attraverso band underground come End of Summer e Uncode Duello.
Un viaggio lungo e diramato che la nostra rivista ha seguito con interesse nel tempo, sino al Phonometak 10, tracce d’anticipo di questo full lenght ottenuto anche grazie alla sinergia tra Wallace Records, Hysm?, Brigadisco e Neon Paralleli, le cui forze si ritrovano nell’incipit climatico di Remember. Il brano iniziatico, gestito da un ronzante suono ipnotico e disturbante, raggiunge sensazioni free jazz e distorsioni chitarristiche attraverso spezie space & psichedelic, unite alla tradizione passatista. Un interessante apice espositivo che subentra, assieme alla voce narrante, in una reale sensazione di retrò d’oltreoceano; una lingua rock, pronta a formarsi e deformasi appoggiandosi ad una base deviante che convince pienamente, proprio come dimostra il battente caos di Stiv e la filtrata voce in La Makhnovtchina , lontano viaggio alternativo, sapientemente strutturato nell’arco di una metodica scheletrica.
Se poi Ulrike per certi versi sembra ricordare l’arte compositiva dei Muse, qui portata ad una parziale esasperazione su cinque accordi, di ottimo impatto appare il vernacolo genovese di Zena, in cui il back ground stravolge la narrazione d’epoca in un interessante scambio di ruoli tra voce e sfondo.
Ogni passaggio del disco sembra voler evitare la pressione verso un facile l’estraniamento musicale, formando adeguatamente lo stile di libertà compositiva che emerge con chiarezza nei lunghi spazi diluiti di Fine della storia in cui, tra imponenti silenzi e minimalismo strutturale, si fonde un anima 70 a ipnagogiche sensazioni rumorstiche, portate in dono ad una traccia scarnificata fino all’osso.
Un disco tribale e futurista, con una visione alternativa e tormentata di un mondo vicino a strumentazioni linguistiche scostanti e creative, capaci di introdurci in un mondo a metà via tra la Signorina Alos?, Sonic Youth e Offlaga Disco Pax
Tracklist
A1 Remember
A2 La Makhnovtchina
A3 Ulrike
A4 Zena
A5 Stiv
B1 Father and Son
B2 Fine della Storia
B3 Custer