Maggio della musica – Festival Beethoveniano.
Rieccoci dopo una breve pausa a parlare del Maggio della Musica, il festival che si sta tenendo a Napoli presso villa Pignatelli.
Nei tre ultimi concerti ho potuto ascoltare i seguenti pianisti:
Gregorio Nardi
Pietro de Maria
Massimiliano Damerini
Siamo entrati ormai nella seconda fase della produzione delle sonate di Beethoven, e la maggior maturità del compositore, unita anche alla consapevolezza dei propri mezzi, si manifesta con composizioni che, celeberrime, lasciano l’ascoltatore a bocca aperta.
Gregorio Nardi, allievo di Richter, ha proposto le sonate 12, 13, 14 e 15.
In questo quartetto spiccano, la celebre “Sonata al chiaro di luna” e la Pastorale.
La sonata al chiaro di luna è per i suoi contrasti una delle mie preferite, il primo movimento, l’andante, è una delle pagine più struggenti e sognanti dell’intera opera di Beethoven, è un brano a cui io associo molti momenti della mia vita e per questo vorrei parlarvene.
Il brano ha uno schema AbA cioè un’introduzione, uno sviluppo e una ripresa, ho ascoltato molte versioni di questa sonata sia dal vivo che registrata e quella che maggiormente mi ha colpito è quella di Pollini contenuta nell’integrale delle sonate che ha pubblicato per la DG.
Mi è piaciuta perchè è suonata come se fosse un sussurro, prendendosi il giusto tempo per dare enfasi ad ogni nota, in modo da esaltare ogni riverbero, ogni vibrazione. Ebbene per la prima volta da quando assisto a questo festival mi sono trovato a disagio. Non ho riconosciuto il tempo, il suono, la magia che evocano queste note in me. Mi è mancato il pathos che altre interpretazioni mi suscitano.
Sia chiaro che non dico che sia stata una brutta esecuzione, l’allegretto e il presto agitato sono quelli, ma l’andante mi è sembrato “letto” non interpretato, non ci ho trovato sentimento, calore o passione.
Pietro de Maria ha invece proposto le sonate 16,17,18.
Di queste tre sonate quella che conosco meglio è la seconda, la tempesta, anch’essa celeberrima interpretata con estrema attenzione e impeto. C’è tutta la dinamica e l’energia delle varie interpretazioni da me ascoltate, non ho rimpianto alcunchè. Questa sonata tra le più difficili è scivolata via con incredibile facilità dalle dita di de Maria che mi ripropometto di andare ad ascoltare nuovamente appena me se ne presenterà l’occasione.
Massimiliano Damerini è il pianista che più mi ha impressionato fino ad ora.
La sua esecuzione delle sonate 21, 22 e 23 è stata da togliere il respiro. Siamo letteralmente stati catapultati in un fiume di note suonate con energia, forza, controllo e dolcezza.
Damerini non ha suonato il piano e le sonate, le ha letteralmente dominate, soggiogando letteralmente il pianoforte, spingendolo a tirar fuori ogni vibrazione, ogni sussurro che era capace. Il concerto è stato un trionfo di controllo, virtuosismo e fedeltà dello spartito.
Davvero, vi assicuro, che raramente ho sentito un pianoforte spinto così in un concerto classico. E’ stata un’esperienza che non dimenticherò credo mai, e ringrazio Damerini per avermi fatto passare una serata tanto appagante.