Luca Lo Bianco
“La scomparsa di Majorana” è il racconto musicato della misteriosa sparizione di Ettore Majorana, avvenuta nel 1938, quando il fisico catanese decise di partire alla volta di Napoli, per poi non tornare più. Omicidio? Suicidio? Fuga? Nessuna tra le ipotesi è avvalorata da concretezza.
L’opera di Luca Lo Bianco si ispira direttamente all’omonimo libro di Leonardo Sciascia, il quale cercò di ricostruire le ipotesi sulla scomparsa del suo conterraneo.
Sciascia e Majorana, due uomini diversi, ma al medesimo tempo simili per la loro sicilianità, proprio come il progetto voluto e costruito da Lo Bianco. Il disco, dopo il primo ascolto, stranisce per la sua costruzione inusuale, che non vive di velleità artistica, ma tende alla sperimentazione nel sapiente tentativo di raccontare attraverso canali e modalità differenti. La struttura si sviluppa attorno ad un’ossatura musicale che viaggia tra il jazz e gli electro-sampler, attraversando terreni più aridi del freee come in “Lipsia 10/1/1933” o del post rock di “Andatura quasi incerta”. Nel disco non ci sono linee di cantato, ma protagonisti vocali (Claudio Gioè e Rosario Tedesco), che sviluppano con il loro talento recitativo la narrazione della vita di Majorana.
Proprio attraverso le track di questa sorta di Concept album inizia la sfida alla curiosità, di fronte a un qualcosa di difficile da conquistare, per le sue intelaiature intellettuali di certo non alla portata di tutti.
Arduo trovare nel panorama italiano qualcosa che posa avvicinarsi a questo modus operandi. Per certi versi però possiamo accostare Lo bianco alla genialità di Max Collini degli OfflagaDiscoPax, anche se meno impostati sulla narrazione letteraria e più orienatati a storie d’impatto socio culturale, oppure per alcune sfumature anche agli Uncode Duello, per la via impervia che hanno deciso di percorrere. Un disco quindi che non si pone ostacoli, che non può sussistere come musica da sottofondo. Un prodotto interessante per la tua teatralità fatta di noise, sperimentazione ed impro.
Insomma un disco che ha il difetto di perdersi nelle tracce più sintetiche, ma che mostra il reale valore di se nelle suite più ampie come “Thanatos” e “ Senso comune” che riescono a coinvolgere e fagocitare nel mondo musicale di Luca Lo Bianco.
1 Intro
2 Un’andatura Quasi Incerta
3 I Ragazzi Di Via Panisperna
4 Inganni E Ritardi
5 Lipsia 10/1/1933
6 Thanatos
7 Senso Comune
8 La Disintegrazione Di Un Atomo Radioattivo
9 Per Non Più Di Tre Giorni
10 Alfonsina Y El Mar
Per approfondire meglio alcuni aspetti de “ La scomparsa di Majorana”, music-on-tnt riporta una breve intervista con l’artista:
1. Un corridoio, un parquet vissuto, una fila di calzature da donna perfettamente allineate alla parete. Quale significato volevi dare alla cover art?
Posso darti la mia interpretazione che è una tra le possibili. La foto mi da un forte senso di assenza, come se la vita quotidiana si fosse fermata, tutto è in ordine, tutte le scarpe sono in fila tranne l’ultimo paio che è rivolto verso una soglia; qualcuno ha voluto lasciare un piccolo segno della sua presenza per chi ha tempo per notarlo. In questo corridoio, che finisce con una porta chiusa, l’unica uscita è quel passaggio che si intravede appena, mi sembrava un’ immagine vicina alla scelta di Majorana una scelta colmata da una ineluttabile consapevolezza.
2. Perché hai scelto di non inserire i testi recitati all’ interno del booklet?
L’idea che mi ha spinto a ideare questo progetto è quella di poter realizzare una reale sinergia tra musica e testo, rendendo il suono parte integrante della narrazione. La musica è il terreno fondante su cui l’intera vicenda si svolge, creando non solo un sostrato che integra il testo nella sua funzione narrativa ed evocativa (suscitando scenari, immagini e luoghi), ma divenendo essa stessa strumento per esporre l’unicità di una storia intrisa di una spiritualità che ho voluto raccontare con il linguaggio dei suoni. Non avrebbe avuto senso esplicitare solo una parte dell’idea inserendola nel booklet, la parola è suono per chi ha orecchie.
3. All’interno del libretto ritroviamo la fotografia di due poltrone di fronte a delle macerie, metafora dell’immobilismo umano di fronte alla caducità oppure?
La foto delle poltrone, come tutte quelle presenti nel CD, è stata realizzata da mio fratello Leandro esperto musicista e fotografo, ed è una parte importante di questo progetto. Ho voluto immaginare la presenza/assenza di due figure come Sciascia e Majorana, spettatori del degrado del mondo. Una inesorabile caduta osservata da una irreale prospettiva, c’è una forza sarcastica e fatale in quell’ immagine che sembra presagire una imminente rovina; accanto, nel booklet, la stessa foto scattata da una prospettiva diametralmente opposta in cui le poltrone hanno dietro il mare, l’ elemento primordiale, l’acqua che scorre e purifica.
4. Passiamo al contenuto del disco? come nasce l’ idea di un concept album come il tuo? Come è venuto alla luce l’interesse per Ettore Majorana?
Non c’è stata nessuna premeditazione nel realizzare questo CD, per caso mi hanno regalato una copia del libro, ed immediatamente ho avuto l’idea di scrivere la musica ispirato dalla vicenda straordinaria di Ettore Majorana e dalla scrittura avvincente di Sciascia.Ettore Majorana è stato un genio indiscusso della Fisica moderna e approfondendo la ricerca sulla sua vita si è svelato un uomo straordinario nella sua fragilità e nella sua ostinazione, un esempio tratteggiato dalla scrittura di Sciascia che, con grande capacità di sintesi, consegna alla storia la figura di un uomo coraggioso e geniale che decide di scomparire calcolando con estrema efficacia i dettagli del suo piano. Dal mio punto di vista poco importa la reale fondatezza dell’ indagine di Sciascia, che alla pubblicazione del libro fu fortemente attaccato dalla comunità scientifica italiana, le parole hanno saputo suggerirmi la musica e la musica è divenuta nel mio intento parte della storia.
5. Quali erano le tue paure nel dover affrontare la promozione di un disco senza un classico cantato? Quali le tue speranze?
Beh, onestamente non mi sono posto il problema, nel senso che comunque questo non sarebbe stato un lavoro da hit-parade e quindi, anche se con grandi sforzi, ho preferito realizzare un prodotto che ritenessi in prima persona valido. Per quanto riguarda le mie speranze mi piacerebbe che questo disco venisse ascoltato dalla gente curiosa e che venisse fuori la grande passione che è stata messa da parte di tutti, musicisti e attori, nel rendere possibile questo progetto.
6. Cosa rappresenta per te l’ incontro con la Silta Records? È stato difficoltoso trovare una label capace di comprendere appieno il vostro prodotto musicale?
E’ cosa ben nota oggi che realizzare un CD di musica poco commerciabile, con un’idea diversa, fuori dai canali di promozione ufficiali è diventata un’operazione economicamente sconveniente se non hai una major alle spalle. Premesso questo, dopo innumerevoli contatti e perdite di tempo ho trovato Silta che è stata disposta a pubblicare il CD. Una giovane etichetta che sta crescendo rapidamente che pone gli autori in posizione primaria rispetto a tutto il resto. Hanno creduto nella validità di questo progetto e sono stati estremamente disponibili e sensibili ed il CD è uscito!
7. Quale è la peggior critica che avete ricevuto? E quale quella più costruita?
Ancora non ho ricevuto critiche negative rispetto a questo lavoro. Vuoi per caso essere il primo!!! Se è così potevi evitare di girarci attorno. A parte gli scherzi, tutte le critiche fin qui uscite sono state favorevoli qualcuna un po’ più approssimativa, ma è nella natura delle cose. Una critica che mi ha fatto piacere è stata quella di Ivan Masciovecchio che ha scritto,riferendosi alla musica del CD, che non lascia indifferenti ed è in grado di alimentare il seme fecondo della curiosità’ ..beh non male…
8. Quali sono le tue ispirazioni musicali?
Mi piace tanta musica, penso a Jimmy Garrison, Bjork, Zorn, John Coltrane, Charles Mingus, Charlie Haden, Caetano Veloso, Egberto Gismonti, James Brown, Bill Frisell, Pablo Casals, Duke Ellington, Ornette Colemann, Elvin Jones, Tom Waits, Monk, Charlie Haden, Masada, Chico Buarque e ogni incontro con musicisti con cui ho stabilito un reale rapporto di comunicazione mi abbia arricchito e poi Zio Enzo alla Vucciria che fa la pasta con le cozze che illuminerebbe di creatività anche una pietra. Anche questa è musica!
9. Quanto i tuoi brani vengono rinvigoriti da una performance live?
In genere la performance live implica una suggestione diversa, nel caso de ‘La scomparsa di Majorana’ sicuramente lo spettacolo dal vivo è più complesso e articolato, la parte testuale è più ampia poi c’è una regia (firmata da Rosario Tedesco) che aiuta la narrazione della vicenda, la musica ha una struttura mutevole soggetta all’improvvisazione; tuttavia il CD nella sua forma più statica, per definizione, ha una forza legata ad una dimensione più intimista fatta di sfumature che mi affascina molto.
10. Quale è secondo te, il limite di un disco particolare come il tuo?
L’unico limite lo pone l’ascoltatore, ma questo è un discorso estendibile a tutta la musica e l’ arte in genere.