Love, Marriage & Divorce
Orfani ormai fisicamente di Whitney Houston e, già da un po’, anche artisticamente di Mariah Carey, è triste ammettere che delle grande voci black soul degli ultimi decenni (Alicia Keys a parte) non è rimasto poi molto. A sorpresa, la Braxton, un po’ nel silenzio generale, torna con questo “Love, Marriage & Divorce” insieme al suo “primo amore” Babyface. Lui fu il produttore che di fatto la lanciò oltre vent’anni fa (facendo “innamorare” di sé perfino Madonna) e, oggi, i due si propongono in un disco condiviso a metà prevalentemente con dei duetti, ma anche con qualche pezzo “da solisti”.
La voce di Tony è rimasta incantevole, come ai tempi di “Breathe” e “Unbreak my heart” ma, dopo esser passata per più di qualche progetto flop (in particolare “Pulse” del 2010), aveva evidentemente bisogno di uno nuovo in cui credere e questo album, diciamolo subito, non tradisce le attese di chi (come il sottoscritto) si aspettava finalmente qualcosa di qualitativamente all’altezza.
Come al solito a fare la differenza sono le canzoni, tutte melodicamente accattivanti, a partire dalle montagne russe di “Roller coaster” dove a farci fare su e giù con le emozioni ci pensano le due star, che si alternano e nel contempo si amalgamano alla perfezione. In “Sweat” i falsetti di Babyface mi ricordano quelli altrettanto meravigliosi di Maxwell, mentre il ritornello da capogiro mi fa tornare indietro ai tempi di quella “Rock bottom” che all’epoca (era il 1993) mi stese letteralmente. Per il primo singolo “Hurt you”, tutto da ascoltare, parla da solo il video….
Tornando al titolo del disco, i temi della separazione, vengono affrontati in un poker d’altri tempi che comincia con la ballata acustica “Where did we go wrong”, intima e delicata. L’argomento continua nella goduria estetica del pezzo più andante, del solo Babyface, “I hope that you’re ok” nel quale lui si preoccupa che la sua lei stia ancora bene, nonostante le loro strade si siano ormai divise. La sola Braxton dà il meglio di sé, poi, con la sensuale “I wish”, lentone a base di pianoforte che scandisce le dolci note, mentre lei rimprovera al suo ex di averla fatta piangere. Il duetto si ricongiunge chiudendo il quadro pieno di rimpianti con “Take it back” e la speranza di tornare un giorno insieme. Cosa che per l’appunto accade, almeno idealmente, nell’altro potenziale singolo (come tutte in realtà) “Reunited”.
A chi ama il ritmo, l’album regala la splendida “Heart attack” mentre per chi preferisce sognare, c’è ancora una “The D word”, sul finale, a chiudere questo inatteso “Love, Marriage & Divorce” che, sinceramente, non speravo di poter ascoltare nel 2014.
Non so perché questo disco non sia stato pubblicizzato come merita (nonostante la mitica etichetta Motown), ma questa mia recensione vuole essere un modo per colmare in qualche modo questo gap, che sinceramente non credo meriti affatto, nonché un omaggio a due talentuosi artisti che, almeno in passato, ho seguito con molto interesse.