Lost Dogs Laughter “Out of space”, recensione
Tre indizi compongono una prova, si dice.
Primo indizio: ottima scelta del proprio nome. Lost Dogs Laughter definisce a mio avviso un surreale rimando agli anni 90. Nome vivace e curioso, che non deve essere assolutamente perso nell’aridità di un acronimo.
Secondo indizio: cover impeccabile, minimale (ma lo era anche il lato oscuro della luna…)
Terzo indizio: accorta strutturazione di una tracklist che, richiamando i vinili del nostro recente passato, offre un biglietto di entrata in una narrazione attenta, ma a tratti ingenua .
Parte da qui la mia recensione di Out of space, debut album dei Lost Dogs Laughter band romana, arrivata ad un self-published interessante ma a tratti acerbo. Un’asprezza dovuta probabilmente ad una lunga strada da percorrere. Un viatico appena iniziato, ma già in grado di celare idee e buone ispirazioni.
Il disco, promosso da Lunatik, offre due lati espressivi (In space e Out space) definiti da un interludio che, come il disco nel suo insieme, dona un respiro pseudo-filmico in grado di calmierare le ombre del debutto, mostrandosi a tratti solido e ben strutturato.
A dare battesimo al Side A è Sweet reaction, anthem introduttiva in cui la band offre una sorta di concisa introduzione al mondo di questi cani persi. Un sound fondamentalmente easy-alternative (ma dagli influssi grunge, pop e rock) che si pone come ponte espressivo verso Honestly, in cui le ritmiche battenti restituiscono un mood solido e granulare, ma di certo non germinale. Nonostante alcuni passaggi linguistici perfettibili, il disco prosegue il suo sentiero verso le osservative note di Go Away, traccia dalla struttura fragile che mostra alcuni aspetti meno convincenti del disco.
A dare una spinta ben più suadente è di certo l’impronta evocativa di Worse Unknown, track piacevolmente diretta e ammiccante che coglie nel segno, proprio come i toni aperti di Fade (september 1993), allegra sonorità figlia dei tardivi anni 60.
Il mondo dei Lost Dogs laughter si inoltra poi tra “angeli caduti” e domande esistenziali, sino a uscire in uno spazio metaforico in cui il combo trova un’interessante via da perseguire attraverso suoni scarni e narrativi pronti a trovare l’apertura emotiva di Out of space, di certo tra le migliori composizioni del disco. A chiudere la setlist è infine The forgetful, in cui convogliano spiriti pop di stampo italico pronti ad abbracciare echi britannici legati ad un lo-fi dallo stampo immediato.
Insomma, un disco a cui dare un ascolto attentivo, pur sapendo di essere di fronte ad un debut…ma spesso sono proprio gli esordi a fare innamorare.
Tracklist:
1. Sweeter Reaction 2:24
2. Honestly 5:11
3. Go Away 5:34
4. Words Unknown 4:28
5. Fade (September 1993) 4:14
6. Fallen Angel 3:37
7. Am I? 4:02
8. Out Of Space 4:25
9. The Forgetful 4:34