Lorenzo – Safari
Tempo ne è passato da quando Jovanotti cantava sospeso in aria con un mazzo di fiori in mano e cappello di lana in testa la sua serenata.
Sono passati quattordici anni da quel 1994, e fa strano a dirlo ad alta voce, soprattutto alla sottoscritta che quella canzone la cantava come tutte le ragazzine dei primi anni novanta. Se Jovanotti ci ha accompagnato per lo scorso decennio, con la sua voglia di festa, la sua sensibilità, il suo sorriso sincero, la sua dolcezza nelle canzoni d’amore e qualche parola importante, gli anni del nuovo millennio hanno dovuto spalancare le loro porte a Lorenzo. Che di quegli anni si porta dietro lo stesso sorriso vero e pulito, aperto al mondo, con una sensibilità che si è profondamente allargata anche, forse soprattutto, a chi non è fisicamente vicino o prossimo a noi, con la stessa dolcezza nelle canzoni d’amore sorretta però da una consapevolezza della vita che solo l’uomo Lorenzo, e non il ragazzo fortunato di allora, ora può avere.
E’ uscito lo scorso 18 gennaio l’ultimo album di inediti di Lorenzo, “Safari” s’intitola e delle atmosfere che questo termine si porta dietro ne è completamente intriso.
Si prosegue sull’ottima scia che il precedente Buon Sangue aveva tracciato, con sperimentazioni sui suoni e il largo utilizzo di strumenti non ‘canonici’ per un album pop (uso questo termine nella migliore accezione possibile) ai quali da tempo del resto Lorenzo c’aveva abituati; strumenti che fanno sentire e respirare ad ogni brano quei mondi distanti, America Latina ed Africa, con le loro mille sfaccettature, che poi così lontani da noi non sono.
Che sia l’uomo Lorenzo, oltre al cantautore, ad essere in un continuo viaggio che parte dal sé più profondo e sconosciuto ed arriva all’altro, ai tanti ‘altri’ che incrociamo nel nostro cammino, è palesemente visibile, lo è nell’ascoltare la passione con cui Lorenzo parla dei suoi viaggi reali e fisici nei diversi luoghi del mondo, lo è nell’osservare il modo così semplice e libero con cui affronta la vita, lo è assolutamente nell’ascoltare i suoi brani, che respirano di universi lontani e di vita quotidiana in una amalgama quasi perfetta, dove la sensazione predominante è quel senso di libertà, intellettuale più che altro, al quale la maggior parte di noi aspira da una vita.
Questo viaggio, cominciato da Lorenzo nei primi anni del nuovo secolo, trova in Safari (che non a caso in lingua swahili significa viaggio) un’espressione pulita, elegante, appassionata ed originale.
Testi scritti nello scenario della foresta Amazzonica, suoni registrati tra Cortona (suo paese d’origine) e Los Angeles (Studi Henson, quelli dei Metallica, Paul McCartney e della mitica We are the world), e grandi collaborazioni come quella con Ben Harper che fa vibrare le corde della sua chitarra in Fango (primo singolo), Sly Dunbar, che con la sua batteria si porta dietro la straordinaria ritmica della Giamaica, il fisarmonicista Frank Marocco (suonava nella colonna sonora de “Il Padrino”) e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (che in questo modo si sdebita per la presenza di Lorenzo in “Cade la pioggia” dell’ultimo album della band salentina).
Il disco si apre con “Fango” che ha l’obiettivo gravoso di immergere chi ascolta nella spiritualità che permea l’intero album, obiettivo splendidamente raggiunto; da sottolineare l’altrettanto interessante videoclip che accompagna il brano (regia di Ambrogio Lo Giudice, girato presso le cascate di Iguazu al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina).
“Mezzogiorno” poi si candida a diventare la prossima “Ombelico del mondo”, ottimo esempio di quei brani energetici che tanto divertono Lorenzo e il suo pubblico nelle esibizioni live.
In “A te”, “Dove ho visto te”, “Come musica” e “Innamorato” Lorenzo parla d’amore, del suo amore, unendo dolcezza e concretezza, poesia e passione, sempre con eleganza, senza banalità e soprattutto senza mai voler strafare. “Safari”, title-track, è ritmo ed energia allo stato puro, nel migliore stile Jovanotti, dove l’apporto della vitalità salentina di Sangiorgi si sente eccome. “Temporale” con suoni estremamente particolari ed un buonissimo testo è uno dei brani più caratteristici dell’album; “Punto” è l’esempio più concreto di quell’amore immenso per la musica brasiliana e “Antidolorificomagnifico” unisce le sonorità dell’Africa a quelle del mondo orientale attraverso un testo semplicemente parlato, originale. Nella parte finale dell’album è il rap su base raggae a riprendersi il suo posto di primo piano nella musica di Lorenzo con la curiosa “Come parli l’italiano”, un divertente rap in inglese, e lo splendido e toccante testo di “Il gioco del mondo”, da ascoltare e riascoltare, che chiude l’album.
Il disco intero, con alcuni brani capolavoro ed altri semplicemente buoni, risulta essere capace di coniugare l’italianità di Lorenzo, che in alcuni brani tocca corde tipiche di quella musica d’autore anche a lui molto cara (“Mi piacerebbe riuscire a raccontare delle storie con un inizio, un centro ed una fine, come faceva De Andrè…”, intervista su GQ di febbraio per cui Lorenzo è stato direttore per un mese), con una ricerca continua, piena e profonda della conoscenza dell’altro diverso da noi. Nei testi, nei suoni e nelle pause del disco ci si legge poi a chiare lettere da una parte la paura che porta con sé il rischio di perdere la propria strada e il proprio posto nel mondo, e dall’altra però una voglia incontrollata di andare a cercare e a cercarsi, di muoversi, di scoprire e continuare a stupirsi, uno a fare da contraltare all’altro.
Lorenzo risulta essere capace, e quest’ultimo lavoro ne è una prova bellissima, originale e particolarmente sentita, di esprimere le paure e le inquietudini dell’animo umano, insieme a quell’intimo bisogno di buone sensazioni che accompagna ognuno di noi.
Lorenzo, parlando del suo modo di comporre termina così l’intervista su GQ, “Io cerco di ottenere una semplicità estrema, e la semplicità estrema la ottieni quando sei un bambino oppure con un lungo lavoro, quando sei grande.”
Crediamo che questo Safari sia in definitiva un album semplice, nel significato in cui lo intende Lorenzo, e che per questo si candidi a pieno titolo ad essere uno dei migliori album di questo 2008 appena iniziato.