Lightspeed Champion – Falling Off the Lavender Bridge.
Ve li ricordate i Test Icicles? Quel rumoroso gruppo inglese sopravvissuto appena una manciata d’anni? E ve lo ricordate il chitarrista? Quello di colore con nome e capelli strani…si esatto, Devonte Heynes. E’ proprio lui la mente che sta dietro al progetto Lightspeed Champion, supportato da collaborazioni con molti altri musicisti durante le esibizioni dal vivo. A sorpresa, ecco che compare in una veste completamente diversa.
Il taglio col passato è annunciato, in sintesi, nei primi venti secondi strumentali, nei quali due chitarre arpeggiate delineano una melodia molto dolce, limpida come un lento pomeriggio estivo, e confermato da “Galaxy of the lost”. La prima strofa sembra essere uscita da un album dei Lemonheads, soprattutto per quanto riguarda la voce che si muove in modo simile a quella di Evan Dando. A partire dal ritornello però la canzone prende le distanze, con un cambio melodico inaspettato che lascia sperare in un album, dopotutto, non così banale come si era preannunciato fino a questo punto.
Spesso a salvare dall’assenza di originalità provvedono i piccoli dettagli, come il crescere d’intensità, i giochi melodici tra le due voci o tra voci e chitarra, le leggere danze di violino e pianoforte come sfumature in un dipinto.
In generale continuiamo a muoverci sul confine tra il regno del pop usa e getta e quello del cantautorato di classe, anche all’interno dello stesso brano: “Midnight surprise” ad esempio si fa interessante solo dalla metà, per merito della chitarra che diventa quasi una seconda voce, e della zona d’ombra con arpeggi delicati che si trasformano in violini pizzicati per poi ritrasformarsi in raggi di sole sotto forma di accordi al piano.
“Devil tricks for a bitch” conferma questa direzione con una linea vocale particolarmente comunicativa sorretta dai soli violini ora saltellanti, ora scorrevoli; alla ricerca di tensione e di dolcezza ma comunque sempre carichi di colori ed emozioni.
Anche “Salty water” si rivela decisamente degna di nota: con l’ennesima melodia ben riuscita, un testo semplice e ripetitivo ed un pianoforte essenziale che spruzza gocce colorate la canzone si rivela una piccola perla, o piuttosto un opale ricco di sfumature.
…Se poi volete un consiglio, soffermatevi anche su “Everyone i know is listening to crunk”: ancora una volta niente di geniale, niente di rivoluzionario, ma emozionante nella sua semplice dolcezza.
Inoltre, pollice decisamente alzato per i testi, quasi sempre malinconici, che volgono lo sguardo ad amori finiti, amori sbagliati, amori desiderati… un dolore sommesso, quasi sussurrato alla propria interiorità pervade l’intero lavoro e ben si sposa con l’essenzialità della musica, alla quale va riconosciuto il merito di non cedere mai a nessun tipo di eccesso. Tra tutti spicca il testo di “No surprise”, ottimo brano di chiusura che ci regala una visione leggermente più rosea.
Insomma, “Falling of the lavender bridge” è un album piacevolmente leggero ed orecchiabile, anche se ancora un po’ superficiale ed anonimo, che contiene buone promesse per il futuro. Le idee ci sono; ora sta a Devonte scavare un pochino più a fondo.