Libero Reina: la Sicilia, le terre e la voce
Canzone pulita, acqua e sapone ma anche canzone di sabbia di popolo, canzone di ruggine e di rabbia. Libero Reina si dimostra maturo e ricco di ispirazione, ci dimostra attenzione sociale ma anche un piglio romantico che conferisce poesia al peso specifico di questo sue nuove canzoni che sono racchiuse dentro il secondo disco personale dal titolo “9TERRE” pubblicato da Layell Label. Appunto è la terra il vero cuore di questo lavoro… terra come luogo, la sua Sicilia, terra come bene confiscato alla mafia, terra come tradizione ma anche come approdo di nuove contaminazioni… terra come il popolo che sopra di essa diviene altro da se. Tanta la contaminazione appunto, in questi 9 brani che spaziano dalla scena indie digitale con “Au Maghreb” – per lui che ama definirsi cantautore col sequencer… ma c’è anche l’aria rionale con brani come “Quando Saremo Giovani” o “Petricoe”, più dedita a quelle visioni che richiamano la letteratura musicale di Niccolò Fabi.
Ma sono i suoni acustici di strumenti che derivano dalla “semplice” chitarra acustica a profumare di mare e di antiche culture brani come “He yama yo” o il siciliano che trasporta la canzone fin dentro la società vecchia come “Timpa” o la più leggera “Angela”. E per il resto spesso il mood popolaresco di Libero Reina diviene un folk che rimanda alle tinte dei Modena City Ramblers o della Bandabardò, in toni meno dinamici e più dolci sugli angoli dei tanti piani sociali che ci troviamo a scoprire… terre di mafia e di rivolta, terre di amori che non smettono mai di essere bambini.
“9TERRE” è un disco di tramonti e disegnati a matita, dove la mano però sa come calcare con più decisione i tratti da illuminare di più contro le ombre sociali che tanto convengono.