LE-LI
LE-LI, alter ego bifronte di Leli e John, vive su di un albero in un mondo fiabesco, proprio come quel Barone Rampante raccontato da Italo Calvino più di cinquant’anni addietro
Similmente a ciò che accadeva a Cosimo, ci si ritrova trasportati in un mondo parallelo che si affaccia sulla vita reale. Tra i rami del magico pero rosa, ritroviamo la delicatezza espressiva di 13 tracce che, nella loro semplicità, raccontano uno dei migliori album di questo inizio 2010. Balzando da una fronda all’altra si incontrano artisti come Jade Jossen, Marcello Petruzzi e Giorgio Mannucci, che insieme a molti altri session man, imbracciano la dolcezza acustica del disco, regalando brevi tesori che tendono alla magnificenza.
Era davvero molto tempo che non finivo per invaghirmi in tal modo di un disco; ascoltare “My life on a pear tree” è stato per me folgorante sin dal principio, tanto è vero che ormai da giorni , come in preda ad un assuefante principio attivo, l’autoradio non riesce a sputare il disco del duo.
Molti sono, infatti, iounti forti dellìopera prima dei LE-Li, come ad esempio il songwriting che sembra dovere molto sia al folk rock, sia all’acoustic movement anni 60 e 70, risultando piacevole anche per armonizzazioni ed arrangiamenti che donano le sensazioni di un disco notevole, (forse) anche grazie alla produzione artistica di Matteo Romagnoli.
L’esordio del duo, targato Garrincha dischi si apre con la fiabesca “Junk Girl”, solare filastrocca ispirata all’omonima poesia del divino Tim Burton, che tra archi e toy-piano, delinea una surreale aria alla Fanfarlo, da cui emerge la buona sonorità del violoncello di Maya Petrusevska.
Cambiando tralcio, giungiamo ad uno tra le migliori tracce “ In the Back yard”, che , una volta lasciato l’introduttivo sapore retrò, giunge ad uno splendido groove tanto spensierato quanto delicato, che si accomoda tra l’eleganza di Amy McDowell e l’aternative sound di Sia, richiamata alla mente anche dalle aperture vocali di “17th June”, fantasmagorico racconto sull’assenza.
Non mancano poi né alt-blues d’atmosfera, presente nell’onirica “Cenere sul tavolo”, né sarcastici divertissement di “Bimba”, in cui LE-LI non mostra l’intenzione di cercare i confini del mondo fantastico, come dimostra “Chat noir” e “Mon amour”, per cui appare inevitabile il breve passo verso “Quelque tu m’a dit”.
Tra le perle dell’album da annoverare la sorprendente cover di “Lithium” dei Nirvana, vestita da ballata westernata in cui il pianoforte si Simone De Lorenzis porge una gustosa rivisitazione del grunge d’autore.
Insomma un disco che rasenta la perfezione, che può ( ed è la prima volta, in dieci anni da recensore che mi capita di espormi in questo modo) piacere a tutti, in maniera diversificata…a chiunque abbia in sé vivo quel fanciullino pascoliniano che alimenta viva la nostra anima e il nostro corpo.
Tour
1 apr 2010 20.00
circolo Wallenda Trento
14 apr 2010 20.00
exodus Bologna
16 apr 2010 20.00
Loop Cafè Perugia
19 apr 2010 20.00
FRANKIE PUB Livorno
21 apr 2010 21.00
Pomopero Breganze, Vicenza
23 apr 2010 20.00
Reality shock Padova
8 mag 2010 20.00
Casbah Pegognaga, Mantova
15 mag 2010 20.00
Materia Off Parma
18 giu 2010 20.00
Ingrumà Santorso beach, Vicenza