“Keine Strasse” Wake up in the cosmos. Recensione
Quando un’ottima opera di cover art appare in perfetto equilibrio con le sonorità nascoste tra le righe della setlist, è quasi banale parlare di prodotto riuscito. Così accade con Keine Strasse, full lenght di debutto dei Wake up in the cosmos, band toscana di talento e prospettiva. Prodotto da Renato D’amico, l’album gioca con divergenti sensazioni in grado di condurci in tanti altrove. Una strada creativa che conduce a una buona simmetria tra aspetti emozionali e contenutistici.
Si parte con il distorsivo piglio di When i was ten, un’impronta garage punk di grande impatto sono. Un urlo sporco che con le sue corde in battere gioca con voce filtrata, guitar solo e back chorus. Un incipit fulminante e caotico che da il benvenuto alla nuova uscita Overdub Recordings.
Il suono diventa poi più etereo e psichedelico con la titletrack, in cui i suoni, proiettati negli anni ’70, ci avvolgono con sonorità pronte a viaggiare in oriente (Ziggurat e Sensual Crime) guidate da una linea di basso pulita ed evocativa. Infatti proprio la quattro corde, su più passaggi, appare il motore visionario e trainante di composizioni irrequiete.
Tra le canzoni più interessanti, a mio avviso, troviamo le emozioni estese e desertiche di Berenice, cupa, onirica e fagocitante, oltreché l’impattante Outside/inside, le cui venature Punk Psychobilly mi hanno portato alla mente alcuni passaggi Poison Ivy.
Pertanto non abbiate dubbi: perdetevi nei testi e nelle linee decise di Lucy Faery…ma non fate l’errore di cedere alla musica fluida; Il disco, uscito in digipack con poster-booklet, ha una ben diversa caratura rispetto all’orrore dei formati Flac, Mp3 o Wav.