Josh Woodward – Breadcrumbs, recensione
Josh Woodward è in attività dal 2002 e dal 2004 al 2011 ha pubblicato nove album. Tutti possono essere scaricati gratuitamente e legalmente come mp3, oppure è possibile ottenere i file FLAC ad alta definizione o i CD in cambio di un’offerta libera, con un minimo di 3$ ad album.
Breadcrumbs è uno dei più noti, nonché uno dei più riusciti. Lavoro del 2009, parla di nodi, nodi della vita che è difficile, o impossibile, sciogliere.
Nodi più o meno grandi, cicatrici dell’anima che tutti si portano dentro e che, in forme diverse, condizionano l’esistenza di ciascuno.
Breadcrumbs è una rassegna, uno scorcio su diverse esistenze, uno spaccato di umanità.
L’album ha una struttura bipartita, con un pattern compositivo ripetuto due volte, partendo in entrambi i casi da una tematica generale e leggera, un “nodo d’amore”, per poi crescere in pesantezza e introspezione.
Il primo nodo è un nodo d’amore, un amore finito. “Swansong” è una canzone veloce, leggera e nostalgica, a tratti decisa, ma tendenzialmente aperta. Un ottima apertura, che lascia morbidamente il passo a “20/20”, un pezzo lento, rassegnato ma non introspettivo. parla di scelte di vita sbagliate e di rimorsi. Segue “Border Blaster”, pezzo dolcissimo e tristissimo, come può esserlo un uomo, un immigrato clandestino che abbandona la famiglia e rischia la vita per attraversare la frontiera e poter dare loro da mangiare. Toccante. Si entra ancor di più nel privato con “Private Hurricane”, che parla della necessità dilaniante ma inevitabile di dover abbandonare qualcuno che si sta autodistruggendo. Chiude la prima metà dell’album “Under the Stars”, pezzo teso che parla di in uomo, del suo terribile, irreparabile sbaglio e della punizione, forse insufficiente ma comunque terribile che sta vivendo.
La seconda parte dell’album riprende con “Stars Collide”, brano più leggero parla d’amore, un amore che non puó tutto. In particolare parla del rammarico di chi ama e nulla può contro la tristezza profonda che alberga nel cuore del proprio partner: un nodo che è impossibile sciogliere. Lo stesso tema é poi ripreso dal pezzo seguente, “Grey Snow”, brano più veloce, con sonoritá molto evocative, al quale segue “Overthrown”, pezzo ritmato il cui tema è la solitudine e di quanto sia facile perdere il contatto con se stessi. Viene poi “Once Tomorrow”, pezzo più lento dedicato al tempo che passa e alle occasioni perdute. Stile e tematica divengono decisamente più pesanti con “The Voice”, ondivago e vagamente ansiogeno pezzo che racconta di voci nella testa che parlano e che accompagnano un’intera esistenza. Chiude l’album “I’m not dreaming”, che racconta il dramma di un ex soldato che dopo tutto l’orrore visto al fronte ha perso il contatto con la propria vita da civile; non riconosce gli amici, non dorme la notte. Canzone densa, piena di una lucida pena cosciente.
Nel complesso, è un album riuscito e godibilissimo, che si apprezza al primo ascolto e, ancora di più, ascoltandone con attenzione i testi. I brani sono ben assortiti come tematiche e presentano una apprezzabile coerenza stilistica, che rende l’album omogeneo e maturo. Degno di nota che non ci siano tracce “di serie b”, al contrario, risalta in tutto l’album una certa cura compositiva e realizzativa. Spiccano comunque sulle altre “The Voice” e “I’m not dreaming”, ricercate ed evocative.
Se una critica si puó portare, forse il registro stilistico complessivo dell’album é eccessivamente “leggero”; alcune sonoritá sono eccessivamente “pop” e non rendono pienamente giustizia ai testi. Certo, tutto l’album è coerente con lo stile divenuto proprio di Woodward, ma resta comunque l’impressione che aver operato in un paio di occasioni una scelta stilistica differente avrebbe giovato all’autorevolezza complessiva del lavoro.
Questo è un peccato, perché viene a mancare in un paio di occasioni quel supporto emotivo al coinvolgimento pieno e alla spinta introspettiva che, pure, i testi suggerirebbero.
Sia chiaro comunque che si tratta di una critica che trova la propria ragion d’essere in un contesto di grande livello musicale. Breadcrumbs ha carattere e profondità: è uno di quegli album che ci si ritrova ad ascoltare regolarmente, riscoprendolo ad ogni ascolto.
Giulio Focardi