Jeff Buckley – Grace
Quasi mi intimorisco a recensire questo disco.
A 15 anni dalla sua uscita, una recensione ha uno scopo più commemorativo che non divulgativo,ma avevo notato che sul sito ancora nessuno aveva parlato di questo lavoro,
e così ho deciso di parlarne io.
Per ciascuno, ci sono dischi che diventano importanti nel corso della vita; alcuni diventano fondamentali, altri ricordano luoghi o persone indimenticabili, ognuno potrebbe stilare la propria personale classifica.
Questo disco è ritenuto fondamentale da più di metà del globo terr’acqueo.
Capite ora il mio timore…
Jeff Buckley, chi era costui?
Nasce in California nel 1966, dal cantante Tim Buckley e dalla violoncellista Mary Guibert.
Appare con questo disco nel 1994 al grande pubblico, pochi lo seguivano già e lo conoscevano, i più lo scoprono con questo lavoro.
Quindi il mondo si ferma.
Riparte a stento, per portarlo in breve tempo nell’olimpo dei musicisti.
Il mio incontro con questo disco risale agli anni dell’università, era il 90 e qualcosa ed ero in una fase di analitica appropriazione di qualsiasi cosa suonasse.
Erano ancora gli anni dove i cd venivano noleggiati… inutile dire quante cassette riempissi…
Tra le altre c’era questa che ascoltai e che non mi disse un granchè ad essere sinceri.
In quegli anni mi stavo “scimmiando” per l’elettronica inglese e questo disco suonava un pò troppo scarno per i miei gusti.
Averlo in casa, come spesso capita, mi portò tuttavia a notare quanti ne parlassero, lo citassero e ne venissero ispirati.
Qualche anno dopo lo riascoltai e continuò a dirmi pochino, ma qualcosa mi colpì; il genere e lo stile non mi calzava a pennello, ma aveva un qualcosa che me lo faceva rimanere in testa. A questo punto mi incaponii, lessi i testi, scartabellai un po’ in giro e finalmente ebbi l’illuminazione, capendo a pieno le potenzialità che prima mi erano sfuggite.
La grande capacità di Jeff Buckley, oltre a possedere una voce davvero bella ed estesa, è stata il ruscire a trasmettere all’ascoltatore tutte le emozioni che lui provava cantando. Ma proprio tutte.
Quello che all’inizio mi infastidiva era come il disco cercasse di “tirarti dentro”, come mi ritrovassi a dover provare emozioni che evidentemente in quel periodo non volevo o sapevo provare.
Non ti invita, ti prende per il collo e ti tira dentro. O così, o cambi disco.
Poi crescendo ed ascoltando tanta musica emotivamente neutrale, o piattina, capii davvero cosa avessi per le mani con Grace.
Non sembra di ascoltare un disco; sembra di cantare un disco, di parteciparvi a pieno.
Il disco racconta di emozioni forti, ripensamenti, strazi, ed è come se li vivessimo in prima persona.
Scusate se è poco…
Vi faccio un esempio:
nel disco c’è una cover di Hallelujah di Leonard Cohen.
Canzone stupenda, con un testo che sembra la preghiera che tutti i musicisti dovrebbero fare prima di andare a letto.
Lui ne fa una cover così intensa ed emotivamente trascinante, che quasi nessuno ascolta o ricorda più la versione originale del povero Cohen!!
Una capacità del genere ovviamente la si scopre solo ad un attento e partecipato ascolto, non è il disco da mettere in sottofondo per una cena tra amici, per intenderci.
Ma se gli si dedica un pò di tempo, ci si ritroverà presto con un nuovo amico fidato; un amico di cui ci si ricorderà nel momento del bisogno.
E’ come uno di quei volumoni che si leggono a scuola, chessò i Buddenbrock.
Se lo leggi tanto per leggerlo, non arriverai mai alla fine del libro; vivo intendo.
Se più avanti nella vita, te lo riprendi in mano e lo leggi con attenzione, capisci perché era entrato nel programma scolastico.
Ecco, una cosa del genere.
Sembra che Jeff Buckley sia venuto al mondo per fare questo disco,
ci abbia messo dentro tutta la sua anima,
e poi se ne sia andato.
Il 29 maggio 1997 Jeff si stava recando all’aeroporto di Memphis per andare a prendere i membri della band; è in anticipo ed è l’ora del tramonto di un pomeriggio tranquillo.
In compagnia di un amico si ferma presso le acque del fiume Wolf River, un affluente del Mississippi.
Si immerge nelle acque del fiume vestito e con le scarpe. Il suo amico lo vede allontanarsi dalla riva sempre di più.
Muore così Jeff Buckley.
(Wikipedia)
Ciao Jeff
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