Iori’s Eyes
Se fossero canadesi sarebbero troppo fighi…invece sono milanesi.
anonimo
Nella mia vita musicale ho conosciuto, inseguito, scoperto, tralasciato e trascurato. Non potrebbe essere altrimenti per chi scrive di musica e al contempo ama le note provenienti da ogni tipologia di genere musicale. Spesso risulta difficile scoprire ed ascoltare, sopratutto quando il tempo è fagocitato da un turbinio di nuove uscite. Così, spesso mi affido a due miei cari mentori, che, di tanto in tanto, esprimono il proprio giudizio disincantato su quello che altrimenti rischierei di lasciare all’oblio.
La frase iniziale, riportatami da un artista lo fi che preferisco lasciare nell’anonimato, ha un fondamento di verità, che definisce l’usuale difficoltà di emersione da parte di molti gruppi nostrani, spesso costretti a ricorrere all’appoggio di etichette d’oltreconfine, per riuscire a concretizzare sforzi e passioni sonore. L’atteggiamento di molta stampa, sempre più schiava del mainstream, unita ad una povertà di intenti, finisce per decretare prematuri decessi degli intenti e un imbarazzante fuga di cervelli. Questa concezione colpisce trasversalmente l’alternative come il mondo metal o il noise, senza soluzioni di continuità e senza neppure un criterio molto preciso.
Gli Iori’s Eyes, presumibile vittima di questo modo di pensare, tristemente attecchito anche a livello di ascolto, sono una band milanese dedita ad un signorile art pop, assestabile tra un dandy indie ed una patina altronica, capace di abbandonare l’istinto sofistico per autocelebrarsi all’interno di un sound diretto, ma tutt’altro che grossolano.
Pertanto parafrasando la frase introduttiva è necessario rivedere il lessico ed il senso intratestuale dell’affermazione:
Gli Iori’s Eyes, pur essendo milanesi, possiedono una buona struttura compositiva che li avvicina alle ondate alternative d’oltreoceano. Lungo il loro percorso dovranno lottare per emergere, sapendo però di possedere una buona creatività e un ottimo atteggiamento sonoro.
Alla base del progetto sonico ritroviamo il giovane duo Clod e Sofia, che, con il loro ultimo Extended Play Matter of time, raccolgono i frutti di un attentivo studio, non solo sonoro, ma anche grafico. Infatti il cd è racchiuso all’interno di un caleidoscopico libercolo, all’interno del quale emergono foto d’autore, alternate ad ottimi art work, dai quali emerge la matita di Luca Piuri, che ben si raffronta con le balene dell’artista genovese Gregorio Giannotta, che vedrei matita ideale per il prossimo full lenght.
Il disco, legato alla Mabuse records ed al booking & management della Saphary Deluxe, offre quattro brani da ascoltare con attenzione e percezione critica, non solo nei confronti di un songwriting semplice e piacevole, ma anche in merito a sviluppi ed arrangiamenti di gusto.
A battezzare il disco è Take me to the other side, che nulla ha a che vedere con le doorsiane rappresentazioni musicali. Infatti il brano fonda il proprio ego su tinte indie dalle basse note portanti, raccontate da una sussurrante voce e dal suo controcanto. La struttura sonora convince appieno a differenza della titletrack, che nella sua assessuata concezione sonora, viaggia in maniera forse troppo rigidamente altronica verso un lo fi, che trova terreno fertile nei Depeche anni novanta.
Il disco della band ha in sé un imprescindibile interesse verso l’elettronica, lontana però dalla sua accezione minimalistica, che spesso oggi ritroviamo negli intenti di molti artisti alternativi. Questo coinvolgimento si palesa lungo un fil rouge che porta la melanconia compositiva lontana da Neil Young (once again), da cui trapela un interessante andamento alla Belle and Sebastian.
Insomma Matter of time è qualcosa di più di un mini cd; rappresenta una piccola opera musicale che trattiene a sé, nella piena convinzione di ciò che verrà. Nella speranza poi, che il duo possa prendersi meno sul serio, per poter offrire all’ascoltatore qualcosa di ancora più invitante nel suo essere interposto tra semplicità e tecnicismo, ci limitiamo a consigliarne l’ascolto.
Tracklist
01. Matter of time
02. Take me to the other side
03. Santa Sofia
04. Neil Young (Once Again)