Io non ci sono più, Live in Roma, 23/2/2019
Serate come quella vissuta a Roma per il live di Peppe Fonte sono da augurare continuamente ad una città grande e confusa come la scombinaa capitale. Un Sabato freddo e nitido, con un vento che sposta gli alberi e i tram per arrivare in centro che passano a singhiozzo, si fermano per i rami caduti, ti lasciano per strada a cercare ancor di più l’approdo da raggiungere come un meritato conforto, tra qualche parolaccia alle cose che non funzionano come potrebbero e quel po’ di poesia che ti scappa di mano.
Poi però si entra. Un’associazione culturale che si chiama Antica Stamperia Rubattino (cercateli in rete e seguiteli, ché son bravi) si prende la briga e il mestiere di organizzar serate che, ad un prezzo accattabilissimo, includono qualcosa da mangiare e da bere un’oretta prima del concerto, stando insieme agli altri a chiacchierare e conoscersi, per poi passare nella raccolta sala d’ascolto, che comincia a portarti nell’atmosfera dei suoni che arriveranno attraverso luci e fotografie suonanti come un’immagine riuscita sa fare.
Ti senti già contento per tutto questo, per il bisogno che c’è di un modo autenticamente gradevole di incontrare la cultura e per la risposta che ricevi in questo modo. E’ però il turno della musica.
Peppe Fonte è un cantautore e un avvocato… Sì, ce n’è uno più famoso e le suggestioni comuni non si fermano qui, ma ambiente, testi e musiche convergono a fare il tutto più vicino, privo di filtri, diretto. Parole che percorrono un album di foto commentandone la genesi, i profumi attorno, il mondo personale che le circonda. C’è un filo di malinconia a legare molti passaggi stretti tra un ricordo e un vialetto, in mezzo ai pensieri ed alla vita che va e che ci piace acciuffare al volo appena ci passa davanti. Sul piccolo palco lui al piano e voce, Rocco Riccelli alla tromba e per un brano Pino Pavone, che con Fonte condivide un’amicizia importante chiamata Piero Ciampi.
Lo scorrere del set è accompagnato costantemente dal live painting di Beppe Stasi che traccia nero su bianco personali agganci alle emozioni dei brani, e che è anche autore dell’artwork di una cosa che ormai sembra quasi fuori tempo anche solo a pronunciarla… il booklet del CD, che qui è una realizzazione bella in sé e dà nuovo senso al tenere in casa un oggetto fisico che contiene canzoni.
Il pubblico segue, conosce le canzoni e talvolta accompagna il protagonista, la serata diventa calda anche se fuori c’è il freddo che c’è, il finale è un saluto che prosegue fuori dalla sala e lascia andar via le persone sorridenti. La musica serve anche a questo.