Intervista a Piero delle Monache

NULL

www.pierodellemonache.net
www.myspace.com/pierodellemonache

MoT: Ciao Piero, presentati ai ns. lettori; chi sei e come sei nato musicalmente?

Sono un musicista di 28 anni, mi divido tra Pescara, Roma, Bruxelles, e… la luna!!
Suono da quando di anni ne avevo 13, ed è nato tutto molto casualmente: una pubblicità della Heineken mi ha fatto innamorare del sax, e un collega di mio padre ne vendeva uno usato proprio in quel periodo!
Il jazz è arrivato poco più tardi, grazie alle prime lezioni di strumento e ai consigli di amici e insegnanti.

MoT: Il tuo strumento è il sax tenore, è sempre stato il tuo preferito o l’hai tradito anche occasionalmente con altri strumenti?

Ho iniziato con l’alto, che suono ancora ma non di frequente. Molto spesso nei live porto con me anche semplici strumenti a percussione, “sonagli” che solitamente trovo nei mercatini etnici o nei negozi di commercio equo e solidale. La mia passione, però, resta il tenore!

MoT: Mi pare di aver capito che hai creato una tua etichetta, perché? Cosa propone? E come si chiama? I musicisti della tua label fanno parte di un gruppo stabile oppure vengono scritturati in funzione di un progetto?

Si chiama Altotenore, ma prima di tutto è un’agenzia che organizza concerti e festival e si occupa di comunicazione musicale. Con l’uscita di Welcome, il mio primo lavoro da leader, è diventata anche etichetta discografica.

L’obiettivo è quello di produrre un numero limitato di progetti (uno o due all’anno), coinvolgendo per lo più musicisti legati all’agenzia.
Inoltre, vorrei che anche le prossime uscite mantenessero alcuni dei tratti caratteristici di questo primo disco: il formato EP, il prezzo contenuto, un packaging atipico e una traccia “extra”.

MoT: Da discografico, cosa ne pensi delle nuove metodologie di vendita?

Ne penso tutto il bene possibile!! Oggi iTunes, Amazon o Jazzos ci permettono di vendere i nostri dischi in tutto il mondo in modo molto rapido ed economico. Ma nello stesso tempo rendono davvero immenso il mercato discografico, finendo per disorientare il pubblico. E’ per questo che ritengo ancora insostituibile la figura del negoziante “vecchio stile”, che conosce i gusti dei propri clienti e sa cosa consigliarli. Internet e negozi specializzati sono due mondi che, dal mio punto di vista, potrebbero coesistere e integrarsi perfettamente, a tutto vantaggio dei musicisti, delle etichette e, sopratutto, del pubblico.

MoT: Hai cercato il tuo cd sul p2p? con quali risultati? Se si cosa ne pensi?

No, ma sarei curioso di sapere se qualcuno l’ha messo in rete!

MoT: A che prezzo e dove è possibile acquistare/scaricare il tuo cd?

Il cd costa 7,90€, e lo si può acquistare online su www.jazzos.com o direttamente sul nostro sito www.altotenore.com, oppure in uno dei negozi che hanno aderito alla nostra rete di distribuzione indipendente: la lista delle città e dei punti vendita è in costante aggiornamento ed è disponibile su www.altotenore.com/Records.html.
Inoltre è possibile scaricare gli mp3 del disco nei principali store digitali (iTunes, Amazon, ecc…) o direttamente dal mio profilo Facebook.

MoT: Hai in progetto di produrre altri cd? Ci puoi anticipare qualcosa?

Ho in mente varie cose nuove, molto diverse tra loro. In particolare, mi piacerebbe realizzare un disco in solo, registrare il mio quartetto europeo e lavorare finalmente ad un progetto con mio fratello Andrea, che è un talentuosissimo producer hip hop e ha già firmato l’ultima traccia di Welcome.

MoT: Fai molti concerti?

Si, ma non in questo periodo. A marzo si è sciolto il trio col quale suonavo da tempo e contemporaneamente mi è stata affidata la direzione artistica di FBJazz, un festival molto ambizioso la cui prima edizione si è tenuta a San Giovanni Teatino (CH) dal 26 al 29 luglio.
E’ stato un lavoro appassionante e nello stesso tempo molto impegnativo, così ne ho approfittato per staccare la spina e ridurre al minimo le esibizioni dal vivo. Ma a brevissimo riprenderò a pieno ritmo, ci sono vari progetti nuovi che bollono in pentola e, soprattutto, molte nuove idee che non vedo l’ora di sperimentare sul palco 🙂

MoT: Dove ti esibisci più frequentemente?

In Italia e, da un paio d’anni, anche in Belgio.

MoT: Credi che esibirsi dal vivo sia importante per promuoversi?

Certo! Suonare dal vivo è importante non solo per promuoversi, ma soprattutto per capire cosa funziona e cosa non va in quello che fai, scoprire la reazione del pubblico di fronte alla tua musica, creare empatia tra i componenti di un gruppo. E poi è una delle cose più divertenti del mondo!!

MoT: È più facile esibirsi in Italia o all’estero? E quanto è difficile/facile per un nuovo artista farsi accettare nelle maggiori manifestazioni?

Conosco bene la realtà belga, perché vivo a Bruxelles da quasi due anni. Credo che in tutto il nord Europa in generale, ci siano le stesse condizioni che ho trovato qui, ovvero più rispetto sociale per i musicisti e più occasioni per esibirsi. Tuttavia, questo non vuol dire che in Italia non ci siano ottimi jazz club o un pubblico attento, tutt’altro! Semplicemente, qui lo Stato e i finanziamenti pubblici sono molto più “presenti”, e tutto ciò che ha che fare con l’arte e la cultura ne risente positivamente.

MoT: Il jazz oggi non è propriamente un genere “di massa”. Quanto ti è stato difficile iniziare ad ascoltare dischi di questo genere?

In realtà è stato tutto molto naturale! Ho iniziato ascoltando i dischi che mi consigliavano i miei insegnanti (soprattutto i classici di Charlie Parker E Sonny Rollins).
Oggi sento di poter affermare che, se proposto nel modo giusto, anche il jazz può risultare subito coinvolgente e accessibile.

MoT: Mi pare di aver capito che, periodicamente, vai nelle scuole e tieni delle lezioni musicali, in che modo e con quali risultati?

Oltre ad alcuni corsi di “Guida all’ascolto”, organizzo degli incontri di “Introduzione al sax e al jazz” in una scuola media a Pescara.
Questo progetto mi impegna una settimana l’anno e mi permette di interagire con i ragazzi: suono, faccio vedere dei video “storici” e, soprattutto, rispondo alle loro domande, che molto spesso sono assolutamente sorprendenti!

MoT: Insegnare significa anche indirizzare i tuoi “alunni”, se uno di loro ti dovesse chiedere un percorso da seguire per iniziare ad ascoltare il jazz, secondo te quale periodo gli potrebbe piacere maggiormente? Se dovessi fare una classifica dei 10 migliori dischi da ascoltare per innamorarsi del jazz, quale sceglieresti?

Gli consiglierei di iniziare dal jazz degli anni ’50, che da molti punti di vista ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella storia di questa musica.

E poi molti dei capolavori registrati in quel periodo sono piuttosto “orecchiabili”, dunque l’ideale per chi vi si avvicina per la prima volta.

Quanto ad una lista, ecco i primi 10 che mi vengono in mente: sono tutti piuttosto “ovvi”, ma se devo far “innamorare” qualcuno… meglio andare sul sicuro!

  1. Louis Armstrong & Ella Fitzgerald “Ella & Louis”
  2. Lester Young “Lester Young with Oscar Peterson trio”
  3. Charlie Parker & Dizzie Gillespie “Bird & Diz”
  4. Miles Davis “Kind of Blue”
  5. Sonny Rollins “Tenor Madness”
  6. John Coltrane “Giant Steps”
  7. Lee Morgan “The Sidewinder”
  8. Wayne Shorter “Juju”
  9. Herbie Hancock “Takin’ off”
  10. Miles Davis “On the corner”

MoT: Secondo te quale periodo del jazz è da considerarsi artisticamente più influente? E quali sono i musicisti che maggiormente hanno influenzato il loro tempo?

In un modo o nell’altro tutti i “periodi” del jazz sono stati influenti. Certo, fino alla fine degli anni ’60 c’è stato un legame molto stretto tra il jazz e la società americana, ma via via questo rapporto si è perso. Credo che oggi, per un musicista di jazz, sia molto difficile, se non addirittura impossibile, avere il “seguito” e l’influenza culturale che nella loro epoca hanno avuto personaggi come John Coltrane e Charles Mingus.

MoT: Veniamo a Welcome, è un disco di debutto, quanto tempo ti ha richiesto comporlo?

Come quasi tutti i dischi di esordio, anche Welcome contiene brani composti in momenti molto lontani tra loro: “Miramare”, ad esempio, l’ho scritto nel 2004, quando vivevo ancora a Bologna, mentre “Tutto bene” e “Piazza Farnese” risalgono al 2007-2008, pochi mesi prima di entrare in studio. Per questo abbiamo lavorato molto attentamente agli arrangiamenti, in modo da dare al disco un sound il più omogeneo possibile.

MoT: Giovanni Allevi nel suo primo cd 13 dita, ha composto dei brani ispirandosi a degli attimi di vita quotidiana, tu che approccio hai con la composizione? Cosa ti ispira? Quanto cambiano i tuoi brani dalla prima stesura alla versione finale?

Generalmente per scrivere un brano non impiego mai più di un’ora… dunque c’è quasi sempre un’unica stesura!
Dal mio punto di vista, per dare vita ad un brano che “sta in piedi” devono coesistere tecnica e ispirazione: la prima ti aiuta a non essere ripetitivo, la seconda ad essere in qualche modo “efficace”, a dare un senso vero alla sequenza di note e accordi che compongono la tua musica.

MoT: Ascoltandolo e pur trovandolo tradizionale, mi pare di ritrovare nel sound del tuo strumento venature tipicamente free jazz. In particolare mi ricorda il sax di Coltrane. Quanto questo artista ha influito nel tuo percorso nel jazz, e quanto ha influito nella tua maturazione di musicista?

Beh, per prima cosa… grazie mille!! Coltrane è in assoluto il musicista che ho ascoltato di più, soprattutto nella prima fase della mia crescita artistica.
Ora sono concentrato su molte altre cose, anche molto diverse tra loro (spazio dal rock alla musica classica), ma Coltrane resta il mio… idolo 🙂
Una volta, quando al Jacque Pelzer Club di Liege mi hanno detto che Coltrane aveva dormito sul divano poco distante dal palco dove avevo appena suonato, mi è venuto un colpo!!

MoT: Welcome come primo album fa parte di un percorso che intendi proseguire in qualche modo, oppure hai intenzione di registrare con altri musicisti?

Si, ho intenzione di registrare anche con altri musicisti, ma senza abbandonare il percorso che ho iniziato con Welcome.
Voglio esplorare ancora le possibilità che ho “sondato” in questo disco: il sestetto, il mix di suoni acustici ed elettronici, le composizioni a volte molto strutturate, a volte molto libere, la commistione con l’hip hop, ecc… Sono anch’io molto curioso di quello che accadrà… Vedremo!

MoT: Infine una domanda forse scontata ma un pizzico provocatoria, perché un ragazzo dovrebbe acquistare il tuo disco?

Beh… perché è un bel disco!! E poi costa poco (solo 7,90€). Che aspettate??

MoT: Grazie per aver acconsentito a farti fare il terzo grado e a presto!

Grazie a te E a tutti i lettori di Music on TNT. Alla prossima!!