Impossible Dream
La quarantenne Patty Griffin ha alle spalle una storia particolare: pur avendo iniziato a scrivere canzoni quando era ancora una teen-ager non prese mai seriamente in considerazione l’idea di una carriera artistica finché – dopo essere stata mollata dal marito – scoprì che il modo più semplice di sbarcare il lunario era suonare in bar e locali vari del New England.
Da lì all’esordio discografico passò poco; inizialmente sembrava una delle tante figliocce di Emmylou Harris e Lucinda Williams – il genere Americana è vivo quanto mai e sempre in cerca di voci nuove – invece questo suo ultimo lavoro rivela un’artista che ha spiccato il volo: questo è un album con accenti blues, folk e altro ancora ma tutto è mirabilmente fuso grazie ai testi ed alla voce, un contralto dalle venature blues che soprattutto nella splendida e un po’ gospel “Standing” fa pensare alla grande Mavis Staples.
I testi, come dicevo, sono la spina dorsale di questo album, un album spesso cupo e teso che mostra una Patty Griffin agitata e preoccupata dei tempi che viviamo “there’s a war and a plague/smoke and disaster/lions in the coliseum/screams of laughter/motherless children” dove l’unica speranza è che prima che sia troppo tardi sia l’amore a salvarci, questa è “Love throw a line” la canzone d’apertura che dice chiaro e forte quale sarà l’atmosfera dell’album.
“I’m standin’ in the shadow of a hill/I feel a fear everywhere/I hope it don’t get me killed” questa invece è la già citata “Standing”; vivere nell’ombra, avvertire che la paura pervade tutto e tutti e sperare che non ci uccida: pochi artisti hanno saputo esprimere con tanta semplicità l’orrore di questo inizio di nuovo secolo.
Non manca in questo disco che racconta un mondo che va cambiato una rivisitazione della classica canzone americana di fuga – on the road – “Useless desires” è un gioiello di canzone che inizia così:
“Say good-bye to the old street that never cared too much for you anyway and the different coloured doorways you thought would let you in one day”
eccellente l’arrangiamento con il violino – della grande Lisa Germano – che enfatizza lo strazio del canto; il tono dell’album ci tiene ovviamente distanti da classici del genere come Thunder Road perché qui non c’è spazio per l’epica o, se c’è, è un’odissea.
Impossible dream di Patty Griffin è un grande album, di quelli che rompono la barriera del genere, queste canzoni affascineranno sia gli appassionati di Americana che i semplici cultori di buona musica, gli appassionati di songwriting d’autore perché si tratta di 11 canzoni che ascolto dopo ascolto conquistano tutte, sono come ciliegie, una tira l’altra. Curiosamente questo disco non ha ricevuto in Italia la stessa attenzione del – decisamente inferiore – Mercy Now di Mary Gauthier, invito caldamente i lettori di Music on TNT a non commettere lo stesso errore.