Holocausto canibal “Larvas”, recensione
Era il 1977 quando Ruggero Deodato, regista e sceneggiatore di culto, diede alle stampe Ultimo mondo cannibale, il primo vero e proprio cannibal movie. Una pellicola in cui la realistica violenza narrata ha dato il via ad un vero e proprio filone che è stato nel tempo vittima di accuse, sequestri e censure. Gli aneddoti e le leggende urbane legate alla trilogia cannibale non ha fatto altro che amplificare la (morbosa) curiosità del pubblico, pronto a fruire dei diversificati livelli di lettura di questi sconvolgenti b-movie.
L’influenza che autori come D’Amato, Lenzi e Girolami hanno avuto sul mondo dello spettacolo è considerabile ancora oggi trasversale, come dimostrano i rimandi che i nuovi splatter movie spesso dedicano alle pellicole a cavallo degli anni ’70 e ’80. Un’influenza particolare che ha attecchito anche nel mondo della musica estrema, come ad esempio negli anni novanta con gli Impetigo e con la follia espressiva degli Ultimo Mondo Cannibale, gruppo porngrid romano. Tra le molte band che devono molto alla filmografia cannibale ritroviamo oggi il metal grind dei Holocausto Canibal, quartetto portoghese che ci invita nel loro mondo strambo, attraverso Larvas, Ep licenziato dalla Bizarre Leprous Production.
Attiva da oramai 17 anni, la band prosegue in maniera coerente il discorso iniziato con Sublime Massacre corporeo e proseguito con Gorefilia, mostrando il proprio continuativo lato sanguinante e privo di freni inibitori. Un vortice di note che, pur mostrando il proprio ego ragionato e catchy, arrivano a valutare con genuinità un ‘approccio grind death gore messo in mostra dalle taglienti lame di Corrosao Uretral, in cui la voce profonda ma intelligibile di Max T. fonde sonorità tutt’altro che brutali. Infatti, proprio dai primi passaggi, sembrano emergere strutture di facile usufrutto, anche grazie ad enclave chitarristiche che depotenziano l’ardore espressivo. La traccia finisce con i suoi sporchi rumori, utilizzando un testo estremo e tutt’altro che metaforico, per lanciare l’anima del pure grind di Proxenetismo Necrofilo, qui mescolata al classico death, pronto ad emergere dalla brevità esecutiva dei brani. Il gioco sonoro angosciante e filmico apre le vie alla perfezione espressiva di Nosolagnia Predatoria, di certo tra i brani migliori dell’extended played, anche grazie alla 4 corde, pronta ad offrire un battente pattern sonoro, che viene rinchiuso dalle angosce espressive del suo outro, significativa divergenza nel sentiero sanguinolento atto ad introdurci nel Imundo Bizarro descritto da David Soares.
A complementare le quattro tracce inedite, l’ascoltatore troverà cinque tracks live registrate in maniera più che decorosa ed in grado di restituire l’anima divergente e trainante del combo portoghese, proprio come dimostrano la virulenza espressiva di Fetofilia e la rapida ed aggressività esponenziale di Necro-felacao, che anticipa tre curiosi ed evitabili remix, che determineranno l’aberrazione dei più intransigenti. Infatti, l’ardire del mescolare grind, elettronic, tecnho e strutture drum’n’bass, pur nascondendo la voglia di stupire, mostra un tecno futurismo bizzarro, invasivo e non troppo riuscito.