Holdsworth Allan – Blues for Tony, recensione.
Leonardo Pavkovic, la sua Moonjune Records e la passione che anima entrambi hanno prodotto un grande lavoro. Un quartetto straordinario che suona la sintesi della fusion nel senso più alto del termine, che in qualche modo chiude il cerchio su un modo di fare musica che sta al confine e che, tra i vari far musica al confine, è di quelli che più spesso hanno creato il dibattito tra appassionati e detrattori, per motivazioni che qui non hanno però più ragione d’essere, trovandoci qui di fronte a qualcosa che può piacere o meno ma che, obiettivamente, realizza qualcosa, compie un percorso, non resta a metà di nulla, non ammicca e non punta in luoghi non raggiunti.
Il profilo di questi quattro musicisti, che in caso non vi sia noto trovereste e troverete in migliaia di pagine della rete, è di quelli che non lasciano possibilità di dubbi sullo spessore, l’esperienza ed il mestiere: professionisti solidissimi che hanno elevato, ciascuno a modo proprio, l’arte del suonare a qualcosa di personale (che sia, ripeto, piacevole o no per chi l’ascolta, ma questo non è in discussione). In questo fantastico live confluiscono quattro carriere che sono decine di mondi moltiplicati per quattro: si va dal jazz più puro a Frank Zappa passando per tutto ciò che si fa contaminare da ciascuno dei due estremi e camminando lungo un sentiero principale che è quello del jazz-rock, qui maggiormente volto ad esperienze europee che americane, vibrante di una raffinatezza di scuola Canterburiana +di cui Holdsworth è peraltro una storica “parte integrante”- piuttosto che delle derivazioni funk-rock d’oltreoceano, e comunque certamente attraversato anche dalle venature blues (verrebbe a volte da dire “cosa non lo è?”).
Uno dei moltissimi aspetti positivi di questa performance sta anche nel fatto che le due componenti apparentemente e nominalmente meno affini, quella di stampo prevalentemente funk-jazz dello statunitense Haslip, membro fondatore dei giganteschi Yellowjackets, e quella da sempre obliqua, intellettuale e tecnicistica spesso fino a far perdere più di qualcuno assegnata da quasi chiunque a Holdsworth, si fondono qui attraverso un venirsi incontro che si esprime non tanto attraverso due compromessi con le rispettive identità quanto piuttosto attraverso l’aggiunta di qualcosa alle interpretazioni, con il magnifico chitarrista capace di concedersi scatti d’impatto melodico, pur fusi nelle sue spettacolari escursioni, come sempre di pulizia e raffinatezza difficilmente eguagliabili o eguagliate a questi livelli tecnici, e il bassista sapientemente intento ad innestare nel proprio stile percorsi meno usuali e diagonali ove occorre.
Pasqua e Wackerman, “naturalmente” grandissimi sul piano tecnico, sono forse appena meno comunicativi quanto a “cuore”, intenti del resto a produrre una musica ad elevatissimo contenuto di “fatica fisica”. Pasqua è meno redditizio di Holdsworth nel portare a compimento tutti i propri assoli e talvolta Wackerman è, come d’altra parte la sua cifra stilistica e la sua storia suggerirebbero già, non del tutto controllato nel gestire volumi, dimensioni e ingombro di sonorità e presenza certamente d’alto livello ma che in qualche frangente necessiterebbero di un più levigato senso della misura.
Tecnicamente, va da sé, stiamo parlando di una musica entusiasmante, con punte d’eccellenza assoluta e un ascolto mediamente divertentissimo. Compsitivamente i brani sono qualcosa che, per chi appunto conosca le distinte carriere dei nostri, un po’ più complesse anche delle più recenti produzioni di casa Ferrante-Haslip ma anche appena meno spiazzanti delle funambolie imprendibili dell’Holdsworth anni ’80-’90, con momenti che avvicinano più una parte o l’altra.
Non si fosse capito completamente questo doppio CD live è una meraviglia per chi ami il jazz-rock, anche se va precisato (un Disclaimer “a la web 1.0”) che chi per jazz-rock intenda la sua espressione weast coast o le produzioni anche di elevatissima qualità anni ’80 per esempio a marchio GRP qui non sarà molto a suo agio: questa è musica per chi abbia veramente voglia mettersi ad ascoltare e molto, molto difficilmente può essere di sottofondo ad una qualunque cosa che vi venga in mente e che non sia lo scriverne estasiati come sto facendo ora placidamente cuffiato.
Must have, best buy… chiamatelo come vi pare: 22 dollari e freeshipping sul sito Moonjune… grande musica.