Guns and Roses – Chinese democracy
Circa sedici anni sono trascorsi dall’ultima volta in cui si è avuto il piacere di ascoltare un lavoro creato dalla band più “confusionaria” della storia del rock. L’aggettivo non vuole riferirsi al sound caotico, poiché quasi sempre è quello a creare l’armonia, ma all’insieme di circostanze che hanno portato la band a trascinarsi dietro un lavoro quasi epico. Molte parti, di cui una essenziale, si sono perse lungo il sentiero, ma lo spirito è rimasto lo stesso di sempre: a distanza di anni e dopo un passato e un futuro continuamente confuso, ecco che i Guns N’Roses, riemergono dalle loro tombe per donare al mondo un progetto con scadenza a lungo termine: Chinese Democracy
Il progetto venne appena abbozzato nel 2000, dove negli ultimi tour Axel si ritrovava a cantare dei brani inediti che avrebbe voluto, al più presto, mettere su un album, poiché gli ultimi lavori della band erano solo delle raccolte di cover. Nel 2002 il progetto ha un nome, ma la finalizzazione è ancora lontana anni luce, poiché continuamente interrotta da altri lavori in uscita per non far morire il mito dei Guns: appaiono quindi un Greatest Hits e un cd d’inediti non ufficialmente autorizzato. “Chinese Democracy”, nonostante tutto, non viene trascurato ed è nel 2006 che sembra assumere una forma: 4 canzoni ( I.R.S.; There Was A Time; Catcher In The Rye e Better ) vengono diffuse illegalmente da un sito. Questo fa in modo che i brani vengano immediatamente ritirate da tutti i mercati illegali. In seguito, circa verso dicembre di quell’anno, Axel concede un’intervista al suo sito ufficiale dove parla del mixaggio dell’album, anticipando la data d’uscita prefissata per il 15 Marzo 2006, e dell’interruzione del tour che prevedeva la presentazione di gran parte del lavoro svolto. Inutile dire che non accadde nulla, poiché l’album vide la luce del sole soltanto tra il 21 e il 23 Novembre del 2008. Grazie a tutti questi episodi, “Chinese Democracy” entrerà, secondo alcune indiscrezioni, nel Guiness dei primati per essere stato l’album che ha più anni di preparazione alle spalle.
Ogni cosa è al suo posto nell’album: ottima la chitarra di Ron “Bumblefoot” Thal; eccellente il basso di Tommy Stinson; in ultimo, nonostante l’età, Axel sembra ancora in ottima forma, sfoderando una voce estremamente potente. L’album principalmente presenta tematiche molto forti che riguardano spunti autobiografici ( There Was A Time ), spinte rivoluzionarie ( Streets Of Dreams ) , fino a giungere a momenti di incredibile dolcezza ( This I Love ). All’inizio della prima canzone viene anche inserita una breve parte strumentale, la quale crea l’ulteriore atmosfera d’attesa per poi rivelare dalla scatola magica l’inconfondibile voce del Leader della band.
Tutti conosciamo la band e i suoi membri più famosi: Slash e Axel, chitarrista e vocalist; non meno ignoto è il sound della band, ma proviamo, solo per un attimo, a sostituire la chitarra incredibile della folta chioma riccioluta con un’altra qualsiasi. Cambia qualcosa? Quasi nulla. I Guns hanno saputo mantenere intatto il loro stile, il quale rimane per tutto l’album duro e inconfondibile, ma che non rimanda del tutto ai tempi di “Appetite For Destruction”, dove il tutto sembrava accattivante al punto giusto. In questo caso si azzarda ad andare oltre un certo limite, il quale viene immancabilmente superato anche dal nome stesso del gruppo. Ormai non è un mistero: i vecchi Guns N’Roses sono morti e sepolti, ma Axel, possedendo in pieno i diritti della band, non demorde nel voler tenere in vita le ceneri di una fenice degli anni 80. Ormai della vecchia formazione è rimasto solo lui, gli altri hanno preso strade diverse o per licenziamenti o per carriere da solisti, perciò sembra strano vedere ancora la scritta “Guns N’Roses” su “Chinese Democracy”, anche perchè sarebbe bastato anche mettere semplicemente “Axel Rose”, che comunque avrebbe creato interesse nel mercato musicale.
Nell’ambito del mixaggio, il suono non risulta “sporco”, questo grazie alla collaborazione di Paul Buckmaster e Chris Pintman, i quali fungono da programmatori e arrangiatori d’orchestra. La voce di Axel, invece, sembra risultare migliore adesso rispetto a molti anni fa, poichè, soprattutto nel brano “This I Love”, riesce a procurare all’ascoltatore una serie indescrivibile di brividi. Nonostante si possa considerare l’ultimo lavoro collegato ai precedenti album d’inediti, è doveroso fare una precisazione: i Guns N’Roses hanno cercato di adattarsi il più possibile, come era inevitabile, ad una sonorità più moderna, ma che conserva comunque l’antico spirito della band, dimostrato da incredibili assolo di chitarra.
“Chinese Democracy” è un buon prodotto. A differenza di tante reunion che ci sono state negli ultimi tempi, pare che in questo caso si possa definire il fenomeno come vero e proprio, anche senza la presenza dei membri che hanno reso storica la band. E’ un lavoro degno di essere atteso per così tanto tempo: il ritorno di Ulisse a Itaca.