Guida illustrata al frastuono più atroce 2, recensione

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Il libro, di rosso vestito,Guida illustrata al frastuono più atroce 2, rappresenta l’ultima scommessa della Lamette comics, felice realtà dell’underground nostrana, che si autodefinisce come la comic production più rozza d’Italia, sul punk e sulla cultura autodistruttiva degli sporchi giovani.

L’opera, licenziata da pochi mesi, è figlia di quella tentazione irresistibile del raddoppiare il volume omonimo del 2009; infatti, come spiega Simone Lucciola nella sua breve prefazione, con questo tomo numero due, si vuole dare completezza ad un opera fumettistica iniziata qualche tempo addietro, ma con la certezza che mai ci sarà un volume terzo.

Il libro, similmente al predecessore, racconta attraverso la china di 35 disegnatori, altrettanti artisti, partendo dai Mc5 sino ai Melvins, passando attraverso the Stranglers e la Jo squillo punkettara delle Kandeggina gang. Nelle sue 100 pagine, il libro rivela microstorie talvolta folgoranti per la sinteticità espressiva, come nell’episodio dei Bloody Riot, e talvolta eccessivamente ermetiche come accade nei poco convincenti passaggi delle tavole dedicate ai Doors. Dal punto di vista grafico sembrano emergere Tiziano Angri che racconta il Die Mensch Machine dei Kraftwerk, attraverso uno sviluppo grafico eccezionale. In evidenza si pongo poi le storie visionarie di Mauro Vecchi e le buone tavole di Massiomo Giacon, capace di raccontare i Gaznevada con un’ironia che trasuda da una matita attenta e diretta. Molto gustosa appare poi la narrazione di Elzevira sui Rolling Stones, al contrario di semplicistiche visioni di insieme realizzate da Armin Barducci e per certi versi da Alberto Corradi, forte però di una mano piacevole e genuina.

Insomma, questa seconda guida altro non è che una sorta di compilation grind, realizzata con la sfrontatezza del punk 77, alimentata dalla assenza di compromessi, in cui la razionalità e (con)fusa all’irrazionalità, proprio come il bianco si unisce alle chine. Un opera che sarebbe tanto piaciuta ad Andrea Pazienza, al quale molti degli autori sembrano dovere molto di più che un semplice riferimento; un libro pronto per un consumo veloce, estemporaneo e grezzo, proprio come un rigato vinile sporco e marcio.