Guccini Live in Genova 20/04/2007
Quando qualche tempo fa mi sono trovato di fronte al comunicato stampa, riguardante un imminente tour di Franceco Guccini, ho pensato di essermi perso la notizia di una nuova uscita discografica. Mi sbagliavo! Il cantante modenese ha deciso di girare a modo suo l’Italia, senza dover affrontare un tour de force particolarmente oneroso, voluto probabilmente per esplicitare la voglia di raccontare e raccontarsi. Il live, come di consueto promosso dalla www.grandieventi.it, ha regalato agli spettatori un dolce sguardo sul passato, proponendo piccoli e grandi successi di ieri, senza però cadere nel minato e pericoloso territorio dell’autocelebrazione. La sincera disposizione a rivelare angoli di vita vissuta, si dipana attraverso gli immancabili siparietti con Vince Tempera e Juan Carlos “Flaco” Biondini, mentre i gustosi aneddoti, come da copione, si alternano a liriche d’impatto, capaci di toccare le corde emozionali di ogni presente.
Il concerto, che non ha per una volta la necessità di trainare con se il lancio di nuovi brani, si apre con l’immancabile satira politica. Sarcasmo ed ironia toccano chiesa, attualità, politica e società. Naturalmente un posto di riguardo sembra avere l’ex premier Silvio Berlusconi, deliziosamente colpito dalle sfrecciatine lanciate tra un sorso di vino e l’altro. Ma le parole non diventano mai invadenti, perché allineate con le liriche che Francesco decide di proporre in scaletta. L’overture è dedicata a “Canzone per un’amica”, che inizialmente portava il titolo “In morte di S.F”, e la poetica “L’isola non trovata”, che anticipano “Una canzone” e “L’ubriaco”, improvvisazione fuori tracklist, nata dai racconti a ruota libera del cantautore. Le canzoni scivolano via nel tentativo di attraversare dolcemente il peso degli anni; si susseguono “Noi non ci saremo”, già al tempo portata in auge da Augusto Daolio e i suoi Nomadi, e “Piazza Alimonda” canzone inevitabilmente legata alla Superba, in cui il poetare di Guccini ha reso possibile cantare una triste e ferita Genova.
Non tutto però sembra convincere, tralasciando qualche piccolo problema acustico, nella prima parte del live, Guccini sembra perdersi in un restyling, a tratti forzato, di brani come “Canzone della bambina portoghese”, il cui arrangiamento appiattisce i suoni originali, e un “Eskimo” dalle tinte country, un poco troppo ardito per le sonorità che porta i dote. Le vere perle della serata arrivano con “Incontro”, estratto dalle Radici del 1972 e con “Vorrei” che porta con se uno dei più straordinari inni alla gioia “..e vorrei che l’oggi restasse oggi senza domani, e che domani potesse tendere all’infinito…”, un’amorosa sinfonia che lotta contro l’infausto incedere del tempo. Con “Cirano”, ormai come solitamente accade, la platea seduta all’addiaccio, si erge portandosi sotto il palco, seguendo l’incipit della prima strofa” Venite pure avanti…”, per potersi godere da vicino il gran finale “Canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”, “Dio è morto” a “La locomotiva”, che personalmente continuo a considerare un piccolo capolavoro, che non conosce logorio e che dopo molti anni riesce ancora ad emozionarmi realmente.