Globage “Il giorno prima dello show”, recensione

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Arrivano (in skate) da Arezzo con un punk rock melodico cantato in lingua madre, mostrando come ancora il punk di nuova generazione non sia per nulla morto. I tempi andati di Pornoriviste, Derozen, Punkreas e gli ultimi Persian Jones vengono rivitalizzati grazie a questo buon debutto. Infatti Il giorno prima dello show rappresenta un sano e genuino balzo nel mondo underground dei centri sociali, armati di liriche dirette, semplici arrangiamenti e grezze impalcature sonore.

Pertanto se siete alla ricerca di qualcosa di germinale o tecnicistico… non siete nel luogo giusto. La band di Lucignano mostra il lato leggero dell’Hc d’oltreoceano, rimanendo ancorato ad un scheletro espressivo che solo in brevi passaggi permette il filtraggio di accordi in levare.

Il disco, licenziato da Areasonica Records, sembra indirizzarsi ad un target post-adolescenziale, che inevitabilmente coinvolge e fagocita anche chi, oramai adulto, ha da sempre pogato sotto i micro pachi sotterranei del mondo punk rock. Un facile ascolto, intarsiato di idee rese comprensibili ai più, mediante un approccio mirato a divertirsi pensando, anche se, ad onor del vero la linearità del songwriting pare a tratti essere ancora l’anello debole del progetto. La perfettibilità lirica è però ampiamente compensata dal intensità sonora che il quartetto toscano offre, mostrando groove, intensità e armonia, proprio come accade con le prime note di l’overture Come sto, travolgente onda hardcore-punk, intercalata tra nuove sensazioni e rock puro. Un ottimo riffing che prosegue con Fermo , in cui iniziano ad emergere le pelli, valore aggiunto all’espressività vocale che molto deve al modus operandi di Cippa.
Le dirette forme contenutistiche tirano poi sull’acceleratore in Non ho vie di mezzo, atto rabbioso che anticipa il minimalismo della titletrack, traccia dal piacevole sapore Persiana, proprio come si conferma in Fuori controllo ed in maniera curiosa nella buona coverizzazione de Il cielo in una stanza , da cui fuoriescono passaggi chitarristici “rubati” a Tremarella in Caruozzo style.
Se poi con Solo se lo vuoi gli animi si placano , con l’ottima bass line di Mezza verità, l’ascoltatore si fa coinvolgere e trascinare dai back chorus che appaiono funzionali e ben orientati quanto l’omaggio indiretto ai Ramones ( Non voglio crescere) e la diversità stilistica di Mela Acerba.

Un disco intenso che (nonostante alcune inevitabili sbavature) non tarderà a conquistare il giovane popolo punkettaro… vi saranno sufficienti pochi accordi per farvi trasportare nel mondo colorato dei Globage.