Giuseppe Verdi – Aida, dir. Antonio Pappano
AIDA
Melodramma in 4 atti di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Prima rappresentazione:
24 dicembre 1871, Teatro Khediviale dell’Opera, Il Cairo
Aida: Anja Harteros
Radames: Jonas Kauffman
Amneris: Ekaterina Semenchuk
Amonasro: Ludovic Tézier
Ramfis: Erwin Schrott
Il Re d’Egitto: Marco Spotti
Sacerdotessa: Eleonora Buratto
Messaggero: Paolo Fanale
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Sir Antonio Pappano
Maestro del Coro: Ciro Visco
Con la partecipazione della Banda Musicale della Polizia di Stato diretta da Maurizio Billi
Nell’immaginario collettivo, Aida è l’opera eroica per antonomasia. Per molti, infatti, questo titolo suscita il pensiero di grandi scene corali e marce trionfali. In realtà si tratta di un caleidoscopio pressoché infinito di sfumature di colori ed accenti. La maggior parte dell’opera non ha certo un carattere eroico, ma è intrisa di lirico intimismo.
Pappano, l’orchestra e il coro dell’Accademia di Santa Cecilia hanno reso alla perfezione entrambi questi aspetti. In effetti, dal punto di vista puramente strumentale, questa incisione è una delle più riuscite che mi sia mai capitato di sentire; esprime al meglio ogni minima sfumatura, mantenendo una perfetta chiarezza di articolazione che ci permette di percepire con molta nettezza tutte le linee melodiche. La scansione dei tempi è “a la Pappano”, placida quando occorre, ma impetuosa nei momenti di maggiore concitazione. Basti ascoltare il contrasto fra il finale del II atto e la meravigliosa tavolozza del III, momento in cui l’orchestra ha raggiunto livelli straordinari.
Parimenti grande è stata la prestazione del coro, ottimamente diretto dal Maestro Ciro Visco.
Da notare l’ottima riuscita della banda musicale della Polizia di Stato diretta da Maurizio Billi.
Coro e orchestra di tale levatura meriterebbero senza dubbio un cast di altissimo livello, tuttavia bisogna ammettere che l’unico ad essere riuscito nell’impresa è stato Kauffman. Il tenore tedesco ha sfoggiato tutta la sua capacità interpretativa. Due sono gli aspetti che colpiscono maggiormente: la capacità di cantare ogni nota con il giusto accento e la mostruosa tecnica di smorzamento della voce. Finalmente possiamo sentire un Celeste Aida cantato come prescritto da Verdi, in una splendida mezzavoce, così suggestiva da raggiungere i livelli di Carlo Bergonzi. Il diminuendo sul si bemolle finale ha del prodigioso!
Anjia Harteros ha certamente una bella voce, dal colore meraviglioso, ben impostata e con un buon fraseggio. Timbricamente sembrerebbe adattissima alla parte e nei registri centrale e medio-alto risulta abbastanza espressiva, con momenti anche molto intensi. Tuttavia tende ad andare un po’ in crisi nel registro acuto (per esempio due do sopracuti di “Oh cieli azzurri” sono usciti piuttosto brutti). La sua interpretazione è stata parzialmente appannata a causa di questo problema, ma in generale ha avuto una buona riuscita. La sua più grande sfortuna è essersi trovata accanto un fenomeno come Kauffman, con cui peraltro ha cantato in diverse occasioni.
Il ruolo di Amneris era affidato alla voce di Ekaterina Semenchuk, che per tutta l’opera ha sofferto un pò in termini di espressività a causa di alcune difficoltà di emissione negli estremi acuto e grave del registro. Questo le ha impedito di delineare al meglio il suo complesso personaggio.
Terzier è quello che ha più faticato a star dietro al suo ruolo. La parte di Amonasro è estremamente ardua e lui non sembra avere la vocalità adatta per sostenerla. Troppe volte è stato costretto a cercare di aggiustare certi suoni (in particolare in registro acuto, ma a volte anche in quello centrale), penalizzando pesantemente l’espressività. Il suo canto è risultato spesso duro e quasi privo di accenti.
Erwin Schrott ha cantato tecnicamente abbastanza bene, senza brillare né sfigurare.
Ottima riuscita delle parti “minori”: in particolare Eleonora Buratto e Marco Spotti sono comprimari di gran lusso.
Anche la qualità dell’incisione è di altissimo livello, con dinamica molto estesa e perfetta resa del dettaglio.
Questo disco è stato insignito del prestigioso “Gramphon Classical Music Award” nel 2016, meritatissimo dall’Orchestra, dal Coro, da Pappano e da Kauffman.