Giuseppe di Gennaro “Multiforme Due”, recensione
Un percorso magnetico, delicato, ma al contempo dinamico, eterogeneo ed espressivo. Ecco a voi Giuseppe Di Gennaro.
Sì, alcuni di voi (come me) penseranno che il nome di questo cantautore può non essere ideale per la scena musicale, ma signori miei… ascoltate questo suo nuovo Multiforme due e non vi curerete più né della perfettibilità mediatica del monicker né tantomeno della cover art, spinta da buone intuizioni, ma definita da una forma artistica che, di certo, non eccelle.
Il vero spirito vitale di GiùDG risiede nelle otto tracce immerse nella più luminosa aurea cantautoriale, in cui il musicista si muove con agevolezza e idee. Il disco, prodotto ed arrangiato dallo stesso Di Gennaro, arriva a complementare l’ep d’esordio metaforizzando luoghi realistici e quotidianità, qui percepita attraverso una composizione lirica attenta a cromatismi e sfumature in grado di emozionare.
A dare inizio al sentiero musicale di Di Gennaro è Tutto quella Notte , definita da una grande capacità narrativa che racchiude in pochi minuti una storia che sembra ispirarsi all’avventura filmica di John Landis, in cui gli eventi si susseguono in maniera surreale, grottesca e verista, attraverso un’insolita visuale soggettiva. A ciò si unisce un songwriting avvolgente che, a prescindere dal genere sviluppato, coinvolge l’ascoltatore ammaliandolo con brevi incisi, che aprono, mediante il suono delle note, una struttura di facile impatto. Un intreccio espressivo di stampo cantautoriale, adeguato ad un tappeto sonoro non lontano dal folk indie dei Fanfarlo, complice l’uso delicato della tromba che, poco prima di raggiungere i 5 minuti ci invita a conoscere Giulio, disperato nerd pronto a ritrovare coraggio nel bicchiere di troppo.
La traccia, battente e danzante, appare però impoverita dal ossessivo e ripetitivo chorus, ma nulla è banale proprio come dimostra Immaginifico, poetica visionaria e osservativa, in grado di schiudere alcune reminiscenze di stampo Bersani. Una composizione emozionale, costruita su un arrangiamento diretto e minimale ispirato all’arte di Marc Chagall. La chiusura evocativa, ma poco sviluppata, ci offre poi la bellissima Tempi moderni, veloce impostazione alt rock che ricorda i migliori Smoking popes, intercalati tra rimandi pop e radiofonia.
La sensazione deja ecù, impreziosita da guitar solo inatteso, definisce inoltre una tagliente critica verso la massmedialità moderna, per poi virare verso il jazz delicato di Foto ricordo, e la rasserenante aurea do Il pulitore allegro, di certo meno significativa rispetto all’ottima chiusura #madreperla , in cui si torna all’arte compositiva, specchio di un disco che sa emozionare e sa raccontare.
Un disco, pertanto, che conquista (senza ombre) nel suo lato A, prolungando l’onda emozionale anche nei passaggi meno brillanti del suo prosieguo.
Tracklist
1.Tutto quella Notte
2. Giulio
3. Immaginifico
4. Tempi Moderni
5. Foto ricordo
6. Canzone Sospesa
7. Il Pulitore Allegro
8. #madreperla