Giulia Calì “Giulia Calì”, recensione
Prima di ascoltare il disco
And Now for Something Completely Different. Dicevano così Terry Gilliam e soci nel lontano 1971. Oggi più che mai, osservando ed ascoltando la nuova proposta della Red Cat Records, il richiamo al concetto di ‘completamente differente’ emerge da Giulia sta bene.
Infatti, il vedere associato il nome della Red Cat al cantautorato lo fi, sulla carta non mi convince, ma lo scrivo ancor prima di aver ascoltato il disco d’esordio di Giulia Calì, cantautrice fiorentina figlia legittima di Youtube.
Ascoltando il disco
Il pulito suono della chitarra ci invita a seguire i graffi timbrici della voce narrativa che, con l’iniziatica Happiness, richiama sensazioni pop anni ’90 per poi riversarsi su reminiscenze ‘consoliane’ di Ed è già notte, in cui le note alte traducono le fresche emotività di un songwriting che alterna la madrelingua alla lingua d’Albione.
Un impatto sonoro che migliora con le ritmiche spezzate di Story of a man, nonostante i controcanti edulcoranti, e con i silenzi di Giulia sta bene probabilmente tra le migliori tracce del full leght. Infatti, la composizione sembra offrire un occhio accorto alle armonie, mostrando una biografica (?) analisi introspettiva, in cui Giulia gioca con note ferme e sonorità facili.
Sul medesimo orizzonte si pongono poi la risonanza osservativa di Cieli di Carta e l’elegante Breathe, in cui l’autrice mostra una maturità espressiva che riesce a superare le aspettative, mostrando con gentilezza il leggero peso delle note.
Dopo aver ascoltato il disco
…ok rimango destabilizzato, ma posso dire che Giulia sta bene!