Germanotta Youth
I capitolini Germanotta Youth sono un folle trio dedito a triturare elementi metallici ed estremistici, oltre ad essere un ensemble considerevolmente attento a sviluppi cosiddetti industrial e breakcore, inusuale genere musicale nato dalla commistione sacrilega di Drumm&bass, Noise e Tencho hc. Una ricetta dispotica ed irascibile dalle ritmiche chiuse e a tratti buie, spinte nel tritacarne attraverso un utilizzo strumentale tanto schizzato quanto lucido. A comporre The harvesting of soulsono le menti musicali di Andrea Basili, Massimo Pupillo e Fabio Recchia, triade arrivata al debut album grazie all’intermediazione della sempre competente Wallace records.
La band, già attraverso il proprio nome, sembra voler raccontare la sua indifferenza ad una società blockbusteriana, attraverso il re-impasto di sentimenti comuni e divergenti note purificanti, riuscendo così a definire un destabilizzante incontro tra la giovane (ed iperalternativa) gioventù, Madonna e Lady Gaga alla quale è dedicata la dura legge draconiana di Draconian measures, a letter to Lady Gaga traccia di curioso imprò free noise.
L’album si dipana attraverso 10 tracce molto diversificate tra di loro, attraverso il sapiente utilizzo di ossature portanti e talvolta ridondanti. È proprio così che escono dalle strumentazioni del trio piccoli gioielli come l’ipnotica e viaggiante Colony collapse disorder.
La mescolanza di stili si evince nell’immediato dei 29 secondi dell’introduttiva Neuropolis, un iper veloce grind dalla violenza d’esecusione destabilizzante, il cui vociare viene interrotto da un ‘improvvisa onda sonora, ritmata attorno ad un proto electro noise che deflagra improvvisamente all’interno di un aria definibile come punto cardinale del terzetto.
Infatti sonorità rumoristiche fuoriescono attraverso i suoni strappati tra venature electro e minimalismo artistico, senza dimenticare sviluppi tipici del metal estremo ed il suo blast beat.
Non mancano poi sviluppi orroristici, né spezie influenzate dall’industrial, che spesso appaiono disincantati pronunciamenti di una realtà sociale vicino al futurismo marinettiano.
Se poi con Indie rock, fuck off siamo di fronte ad un semplice divertissement atto a dissacrare l’arte alternative, è altrettanto vero che la titletrack appare tra i brani meglio riusciti dell’album, grazie ad un sapiente riavvicinamento tra noise ed extreme metal, capace di raccontare una storia di note in cui la batteria in super primo piano, si amalgama perfettamente alle intuizioni felici e disincantate proposte dalla partitura. Sonorità tipicizzate dalla timbrica cupa e nereggiante, che, assieme ad un estremismo sonoro, raccolgono riflessi da più cantoni, arrivando indistintamente al gusto di chi apprezza Amoebic desentery, Nnn, I/O oppure Xabier Iriondo.
In stretta comunicazione con Harvesting of soul appare la seguente Neuro Psyonic Activity, che similmente alla chiusura dell’album propone un rumorismo fluido e liquido che si innalza e si drammatizza contro una sonorità gracchiante, quasi a simulare un sampler vocale di filtraggio. Il rapido brano appare intenso come un pugno in viso, presentando tratti grind noise, con i quali, assieme a Blackfriars Bridge e Noney bee depopulation Sybdrome , si giunge a temperature tipicamente Wallace, attraverso stretti pertugi claustrofobici, sviluppati verso un’illusoria e momentanea spaziatura di maggior respiro. Abbaglio che svanisce verso una modalità di suono snuff, magnetica e dalle note sature.
TRACKLIST:
“Neuropolis”
“Ravenous black hole”
“Indie rock, fuck off”
“The harvesting of souls”
“Neuro psyonic activity”
“Blackfriars bridge”
“Colony collapse disorder”
“Honey bee depopulation syndrome”
“Draconian measures, a letter to Lady Gaga”
“A closer look into the mind and soul of Pope Benedict XVI”