Genesis – Nursery crime, recensione.
Ieri ho trovato da “Gong” a Pescara, Nursery Cryme in SACD/DVD e non sono riuscito ad evitare di comprarlo, sebbene mi fossi imposto di non acquistare il famoso cofanetto natalizio delle rimasterizzazioni dei primi 5 album del Super-Gruppo di Gabriel & Co, di cui canta le meraviglie l’autorevole Federico Guglielmi su Audio Review n° 296 a pag. 40.
I motivi di questa auto-imposizione, sono presto detti:
1) Nursery Cryme è uno dei dischi da me più amati in assoluto (se non il più amato) e gli altri 4 vengono subito dopo come importanza, almeno per me; avrò ascoltato questi dischi 200 volte, e Nursery Cryme forse 800!!! (dati stimati, ma attendibilissimi, credetemi).
2) Ho acquistato più volte le varie edizioni in vinile e CD, tutte deficitarie dal punto di vista audiofilo in misura più o meno sovrapponibile.
3) Sono convinto che a parte Selling England by The Pound e, parzialmente Foxtrot, gli album dei Genesis siano stati registrati molto male.
4) Infine, il valore squisitamente musicale e artistico dei 4 capolavori (Trespass è carino, ma…) è talmente elevato e inarrivabile che qualsiasi disquisizione sulla qualità audio dei suddetti non ha alcun senso. Che senso avrebbe avuto quindi ricomprarli un’ennesima volta??? Puro sterile collezionismo fine a se stesso…
Tuttavia, leggendo l’articolo di Guglielmi e Montanucci e sentendo le voci di amici appassionati sembrava proprio che questa volta gli ingegneri del suono avessero compiuto il miracolo. Così quando ho visto i SACD venduti separatamente, ho pensato che un ulteriore sforzo, un nuovo tentativo era giusto farlo anche perché sinceramente l’enorme quantità di materiale extra del cofanetto mi aveva spaventato (“e dove lo trovo il tempo???”), mentre quì avevo la possibilità di acquistare (ed ascoltare) un disco unico (anzi due perché c’è anche il DVD audio…). Così mi sono portato a casa, non senza emozione, l’ennesimo Nursery Cryme.
Tengo a precisare che le mie impressioni su questo disco, non possedendo io un impianto multicanale, si limiteranno alla versione in SACD, ascoltata con un lettore SACD in un impianto a due canali.
Ebbene, dal punto di vista tecnico e puramente audiofilo, penso che meglio di così sia veramente impossibile fare: bassi corposi e finalmente più profondi al posto dei rimbombi omnipresenti, migliore intelleggibilità, migliore dinamica, alti più chiari e meno distorti, medi meno impastati (la voce di Gabriel si confonde meno con la trama musicale), discreta tridimensionalità strumentale e, soprattutto, tanti, tanti dettagli in più (tornerò su questo “pregio” più avanti). Al piacere di gustare un’opera d’arte si aggiunge la soddisfazione di poterla ascoltare finalmente in modo “decente” (decente è il termine più adatto; non aspettatevi miracoli, non crediate che il tutto possa essere nemmeno lontanamente paragonato alle registrazioni degli Steely Dan o a quelle del Bill Evans Trio…). Quindi, questa del 2008 è la vera masterizzazione definitiva di Nursery Cryme? Ce ne era bisogno?
Secondo il mio modesto parere Sì… Sono abbastanza in linea con l’entusiasmo di Federico Guglielmi e Fabrizio Montanucci e, sebbene non abbia ancora ascoltato gli altri album rimasterizzati in SACD/DVD, posso immaginare che per questi sia stato fatto un lavoro ugualmente buono.
I quesiti semmai sono altri: è stata eseguita una semplice rimasterizzazione dai nastri analogici oppure è stato aggiunto altro materiale? Mi spiego meglio. La cospicua mole di dettagli inediti soprattutto vocali, ma anche di chitarra e tastiere proviene tutta dalle “pizze” originali oppure è stata sovraincisa? Non è ovviamente possibile saperlo(!). Anche nel caso i Genesis abbiano eseguito una simile (ignobile) procedura chirurgica plastica, non lo ammetterebbero mai. Pertanto, prima di essere tacciati di fanta-psychedelia, abbandoniamo subito questa ipotesi, facendo conto di non averla mai sospettata. Concentriamoci invece sul re-mixaggio dell’opera.
– Si è data molta più enfasi alla voce di Peter e alle backing vocals, agli intrecci di chitarra, flauto e alle melodie in genere, il tutto a scapito della batteria e del basso che rimangono in secondo piano rispetto all’incisione originale.
– Su “The Musical Box” c’è un Leslie (digitale?) che si inserisce pesantemente sulla coda di voce (…here it comes again) che precede l’esplosivo intreccio di chitarra distorta e organo. Sul finale di “The Fountain of Salmacis”, subito prima della strofa conclusiva “both have given everything they had…” c’è un millimetrico arpeggio di chitarra o tastiera (digitale?) inesistente nella versione originale. Con un po’ di benevola immaginazione si può anche credere che queste sezioni fossero già presenti nel nastro originale e che siano state “valorizzate” volutamente per renderne ancora più coinvolgente (caso mai ce ne fosse bisogno…) il sapore melanconico-mitologico-sessuale, nel nuovo mixaggio. Ed in effetti nel restante fluire del capolavoro, ci si stupisce spesso di inedite deliziose sequenze ed intrecci melodici, ma senza l’impressione che vi siano stati appiccicati ex novo.
– Qualche “errore” di mixaggio come il livello esageratamente elevato del coro che quasi copre l’assolo finale di chitarra su “The Fountain of Salmacis” o la batteria che in alcuni casi quasi “scompare” a favore della voce di Gabriel rivela che probabilmente, nessuno dei cinque ha partecipato al lavoro di masterizzazione. Per il resto, nulla (anzi molto) da dire: “Harold The Barrell” è perfetta, favolosa, così come “Seven Stones” e “The Return of The Giant Hogweed” dove è possibile godere degli intrecci finali di chitarre elettriche e piano che lasciano davvero senza fiato.
In definitiva, la masterizzazione “perfetta” sarebbe riuscita se si fossero mantenuti i medesimi livelli originali degli strumenti esaltandone l’intelleggibilità, la dinamica e i dettagli, senza esagerare con alcune manipolazioni che peraltro, bisogna ammetterlo, rimangono estremamente discrete. Quindi il risultato complessivo è davvero pregevole.
Un’ultima cosa… importantissima: non si creda che tutto ciò che di nuovo e di bello che si riesce ad ascoltare sul nuovo Nursery Cryme dipenda dal formato SACD. Qualche neo-audiofilo ingenuo potrebbe anche pensarlo. Tutto dipende in realtà dalla nuova masterizzazione che, piaccia o meno, è riuscita nell’intento di proporre questo immane capolavoro di inizio anni settanta sotto una nuova, fresca, godibilissima veste.