Genesis – Live over Europe 2007
Fano, 10/12/2007.
Vedendo il concerto dei Genesis di Roma, trasmesso in TV pochi giorni fa, ma soprattutto ascoltando il CD del Live Europeo dell’estate scorsa, pubblicato a Novembre e da poco nei negozi, mi sono reso conto con 29 anni di ritardo, dell’enorme errore di valutazione che io e la maggior parte di coloro che fanno parte della mia generazione, abbiamo commesso. Per spiegare il senso e l’entità di tale valutazione fallace e disastrosa é necessario tornare indietro brevemente nel tempo…
I Genesis sono stati il più importante gruppo “Progressive” e soprattutto il più conosciuto in assoluto. Con la formazione “post-Nursery Crime – pre-Wind & Wuthering” hanno firmato fra le pagine considerate più ispirate della musica Rock cosiddetta “colta”.
Odiati ferocemente dalla stampa musicale ufficiale, bistrattati come tutto il movimento in questione, con la parziale riserva dei soliti “Pawn Hearts”, “In The Court…”, “Selling England”, costituiscono la vittima sacrificale di coloro che, in nome della “ventata purificatrice” del Punk si sono accaniti in maniera quasi vendicativa contro quelle melodie ed atmosfere che fino a pochi anni prima avevano letteralmente sparso magia fra le vite di molti di noi, recensori compresi.
Il più grave ed imperdonabile atto impuro perpetrato dagli attuali membri della band non é stato quello di continuare a suonare dopo l’abbandono di Peter Gabriel (1974) e successivamente di Steve Hackett (1976), ma il fatto di essere riusciti ad ottenere, proprio dopo la ristrutturazione della line-up, un successo infinitamente maggiore. Qualcuno ha detto che, in Italia ti perdonano tutto, ma non il successo… che sia così anche all’estero?
Chi ha amato I Genesis di Gabriel, fateci caso, non ha più ascoltato gli album della band da “And Then There Were Three” in poi. A peggiorare ulteriormente la percezione di immagine della nuova band di Phil Collins, sicuramente, un ruolo cruciale lo hanno avuto i tromboni “stile funky sciacquetto” che ritroviamo già su “Turn it on Again” e “Paper Late”, ma che hanno retto il nuovo corso di molti dei lavori solisti del cantante/batterista del gruppo.
Quell’approccio disimpegnato, diametralmente opposto alle paranoie oniriche di “The Lamb” o alle trame pseudo-mitologiche di “Nursery Cryme” ci ha allontanato accuratamente e rigorosamente dalla band e, giustamente tutti noi abbiamo ritrovato il nutrimento al nostro patologico bisogno di “melanconia” nei Joy Division, nei Cure ed in tutto il movimento dark/wave. Per fortuna poi sono arrivati gli XTC, I Blur, Joe Jackson, I Simple Minds e gli Style Council. La nostra mente (parlo della mia generazione, classi 1960-1970) si é poi aperta finalmente alla world music ed alle contaminazioni più disparate. É alla luce di questa musica a 360 gradi che, secondo il mio modesto parere, é doveroso rivisitare oggi con umiltà e con la mente libera da pregiudizi, tutto il repertorio Genesiano da “Duke” in poi. É ovvio: esistono delle enormi schifezze che, come tutte le grandi band, anche loro hanno composto e inciso, ma I Genesis sono stati vittima di un pregiudizio sistematizzato ed assolutamente ingiustificato che ognuno di noi dovrebbe riconoscere e cercare di spiegare. Poi è possibile che, anche riascoltando attentamente gli “odiati dischi” non si cambi affatto idea, che si individuino ulteriori motivi di rottura. Pazienza.
Questo spettacolare doppio album live che raccoglie I migliori brani della band dal 1973 al 1991, suonati in modo magistrale dalla classica line-up che ha da sempre cavalcato I palchi di tutto il mondo dall’epoca della defezione di Hackett (Collins, Rutherford, Banks, Thompson, Stuermer), é l’occasione ideale per riavvicinarsi alla mitica band e riassaporare con tutto il loro fascino e con una freschezza inedita, le atmosfere da brivido che fanno parte dell’infanzia di noi tutti.
E se qualche critico irriducibile troverà da ridire anche su questo pregevole disco live dei Genesis o su quello che ho scritto, poco male. L’importante é divertirsi!